Primo amore, composto nel 1860, è una «povest’ (racconto lungo), che però nella biografia artistica dell’autore ricopre un ruolo di primo piano», ci dice Massimo Maurizio nell’introduzione al volume.
Il romanticismo, con tutto il suo mondo, è già anacronistico all’epoca della stesura, ma consente al grande scrittore russo di aprire una finestra critica – a tratti compiaciuta – sul progressivo disfacimento di una società.
«Turgenev si fa beffa delle pose dei suoi personaggi, sembra osservarli dall’esterno e con il ghigno canzonatore di chi non vuole piacere a nessuno, di chi sa di non conoscere la Verità.»
E l’amore? È un inutile gioco di società, un capriccio non senza cattiveria. Ne fa le spese il più giovane, che al suo “primo amore” perde l’innocenza, venendo scavalcato nelle grazie della bella principessina di cui si innamora dal proprio padre (e con questo, probabilmente, fa un passo decisivo, per quanto sofferto, nel passaggio da ragazzo a uomo).
«Lo scandalo seguito alla pubblicazione di Primo amore è spiegabile, ovviamente, con la visione moralistica e ipocritamente bigotta delle relazioni sociali, ma anche – forse – con il riconoscersi dei critici e dei lettori nella narrazione impietosamente realistica delle macerie di un tempo che non riuscì a fare mai davvero i conti con se stesso.»