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Settembre 2001, New York. Un uomo si sveglia, si volta, non trova il conforto di un orologio che segni un orario. Ha la testa appesantita, dovuto ad un sonno breve e difficile. Afferra, dunque il cellulare posto sul comodino, ancora sotto i fumi dell’alcol, lo guarda un istante: è davvero tardi. Accende la macchinetta del caffè, accende la televisione, si reca in bagno. Mentre si specchia, ancora stordito e mentre la macchinetta sbuffa, dallo schermo del televisore vede che una delle Twin Towers è ammantata dal fumo, proprio lì dove ci sono gli uffici che quotidianamente ricordano il lavoro da svolgere. Non è finita, perché il giornalista non ha il tempo di gridare all’incendio e ai dispersi che un aereo colpisce la torre nord. In quegli istanti, l’uomo realizza un pensiero: “sparire”. La mente corre verso e su una Vespa degli anni Settanta, un pezzo da museo della meccanica dei trasporti, in direzione apposta a quel fumo famelico che tutto inghiotte, in un trambusto incredibile di una New York post-atomica. Il pensiero di sparire è dolce, consolatorio, un’occasione per azzerare il passato. Rinascere. Un’arte non da poco. Ma chi è morto? Un mercante d’arte…
Roberto Saporito con Respira verga un romanzo di pregiata fattura, un’opera che spicca fra tanto ciarpame narrativo, spesso propinato come “caso letterario”. Qui siamo su altre vette, le grigiastre suggestioni dell’apocalittico paesaggio della tragedia del crollo delle Torri Gemelle dell’11 settembre del 2001 si combinano con atmosfere psicologiche sospese fra Sartre e Pirandello, sciorinando uno stile davvero personale, fatto di espressioni icastiche molto elaborate, frutto di un lavoro di sintesi estetica raffinatissimo. Dal genio siciliano de Il fu Mattia Pascal Saporito riprende la suggestione della nuova identità del protagonista spacciatosi per morto, con tutto il fardello che comporta, riproponendolo con una linfa nuova, in linea con la contemporaneità, senza debordare in una sorta di insopportabile sperimentazione letteraria velleitaria pseudo-joyceana, ma cercando appunto lo spunto narrativo originale; dal genio francese de L’essere e il nulla sembra incamerare la suggestione della difficoltà per il protagonista di esercitare appieno la libertà, rimanendo paradossalmente schiavo. Respira: è l’invito amoroso che Yoko Ono fece a Lennon al momento del loro primo incontro nel 1966 ad una nota mostra d’arte. Ed è anche l’ambizione del protagonista di questa perla letteraria.

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