Le sperimentazioni linguistiche di Semën Chanin addivengono a una timida esplorazione del mondo esterno, rappresentano un’investigazione incerta e circospetta di una realtà che si sa non poter penetrare fino in fondo. L’incessante lavoro con la lingua definisce una serie di giocosi mondi effimeri, interiori, che emergono come uniche realtà alle quali appigliarsi. La dimensione metalinguistica del mondo poetico di Chanin si basa sui dettagli minori, marginali e quindi solitamente trascurati, la cui interazione dà però luogo a un microcosmo personale, ordinario soltanto in apparenza, che a uno sguardo approfondito si rivela tuttavia paradossale, fragile, talora commovente o buffo, ma sempre generato dallo stupore nei confronti dei dettagli e da una capacità di osservazione estremamente individuale.
[Massimo Maurizio]