Leggi qualche pagina da La teoria della stranezza
Ada Sabová potrebbe essere la protagonista di una serie tv: ha passato i trent’anni, è una giovane ricercatrice universitaria e fa così tanti sogni da riuscire persino a venderli per scopi commerciali. Improvvisamente, però, per lei sembra giunto lo spietato tempo dei bilanci: una serie di rapporti falliti alle spalle, una carriera che non decolla e la bizzarra ricerca che conduce all’Istituto di Antropologia Interdisciplinare le appare senza senso. La situazione di stallo in cui si sente imbrigliata la rende insicura e insoddisfatta, ma una serie di strane circostanze iniziano a pervadere la sua vita, o è forse la sua speciale e acuta percezione a permetterle di notare dettagli che agli altri sono preclusi? Perché i suoi occhi si posano sull’orologio sempre alle 22.23 in punto? Perché ultimamente non fa che soffermarsi su notiziari che parlano di bizzarri eventi che accadono nel distretto montano di Šumperk? Dov’è finito Kaspar, amico d’infanzia e figlio della sua anziana collega Valerie, misteriosamente scomparso anni prima? E soprattutto per quale motivo le capita tanto spesso di pensare a lui, o di sentirne parlare? C’entrano qualcosa la fisica quantistica, il gatto di Schrödinger, i riferimenti a un universo parallelo, e l’ipotesi che la vita sia un videogioco in cui si imbatte sempre più spesso? Tutto, riflessioni, accadimenti, incontri e perfino l’ipotesi dell’amore, pare convergere verso un unico scopo: condurre Ada a uno snodo della sua vita.
La narrazione in prima persona, con uno stile immediato e vivace, ci catapulta in un romanzo che è fatto di profondità e leggerezza, introspezione e humour, domande e coincidenze, rendendoci partecipi delle evoluzioni di una mente occupata a indagare il mistero e le incognite dell’esistenza. Potrà la sola ragione bastare a comprendere la “stranezza” del mondo? Servirà a qualcosa riuscire a formularne una Teoria?