Leggi qualche pagina da i tedeschi…
Per anni una famiglia praghese riceve dei pacchetti di piccoli doni, dolciumi, orsetti gommosi. Li manda Klara Rissmann dalla Germania Ovest, e li manda al figlio, da cui si è separata poco dopo la sua nascita, alla fine della guerra. Konrad infatti è cresciuto con un’altra donna, Hedvika, che fino all’età adulta ha creduto essere la sua vera madre. Dopo la morte dell’uomo, sua figlia decide di rintracciare gli sconosciuti parenti tedeschi, alla ricerca della verità su quel trauma famigliare originario. Con lei ripercorreremo tutta la vita di Klara, immersa nel flusso spesso tragico della storia tedesca ed europea del Novecento.
Jakuba Katalpa riesce con I tedeschi nella non facile impresa di essere originale in una materia su cui è stato scritto molto. Da un lato, il punto di vista è quello dei “ tedeschi ”: chi sono, cosa fanno, cosa pensano in quegli anni in cui da dominatori e degni nipoti dei Buddenbrook si ritrovano allo sbando, come individui e come popolo? Da un altro, i protagonisti che emergono con una forza plastica straordinaria dalla narrazione, scorrevole e cronachistica, sono figure epiche più che storiche, di un’epica famigliare in cui a tratti possiamo riconoscere quella di ogni famiglia, se pensiamo alle vicende dei nostri padri, nonni e bisnonni di quegli anni difficili.
Assistiamo così all’incompleta ricostruzione di una “ geografia della perdita ”, come recita il sottotitolo. Tutti perdono qualcosa, e sembrano destinati a perdere, sono colpevoli e vittime nella complessa giostra della vita. Una perdita spesso legata alla maternità – è un romanzo di donne e di madri: buone, cattive, mancate e defraudate – e alla memoria, che svanisce, perlopiù senza rimedio, tra le cose non dette e la cattiva coscienza.