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La verità, vi prego, sull’amore” ha scritto W.H. Austen nel suo libro ustionato e appassionato. Ugualmente la verità sulla passione è il tema forte della silloge Cara catastrofe di Felicia Buonomo (Miraggi Edizioni, 2020, pp. 96), intensa, coraggiosa e senza censure, come sottolinea Valerio Di Benedetto nella nota conclusiva.
Il pudore più grande riguarda sempre il proprio dolore, che in genere viene sottratto agli sguardi, quasi si trattasse di una colpa. Invece l’autrice appartiene alle grandi anime innocenti che, come Gaspara Stampa, si espongono dolenti per diventare paradigma, segno di pienezza e autentica forza morale, tanto da suscitare l’ammirazione di poeti adoratori del fuoco originario (RilkeD’Annunzio).
Questo amore si configura come assoluta dedizione:

“Il tuo amore dentro, / che mi vede così: / traboccante della tua pena / dentro le mie viscere.”

E con la sacrosanta ammissione: “Copulare è da sempre / il metro della mia bellezza”. Il piacere dunque è un valore perché si sposa con il bene. Un bene prono, inerme e sottomesso. La verità è che l’amore autentico, estremo diventa sempre mendicante e nella gloriosa umiltà che commuove rivela tutta la sua potenza. L’autrice inventa metafore ardite per dirlo, trasmuta le lacrime nell’albero della vita:

“Cerco il tuo cuore caduto, mentre l’albero / della pioggia mi germoglia negli occhi.”

Assume la gioia e la leggerezza, commista a tutto il resto, ma qui incorniciata nel momento più vitale e sorridente:

“Ho aperto l’armadio per fare spazio / ai tuoi sorrisi, li indosso / come abiti leggeri in primavera.”

La sorte le ha elargito un compagno alcolista, dispotico e violento.

“Mi offri in dono una favola, / ha la forma dei miei lividi.”
“Sempre confonderai il sadismo e l’amore – dico, / mentre lucido le catene a cui mi costringo.”
“Mi ricordi che anche il figlio di Dio / è fatto di carne che sanguina e muore.”

I segni sul collo lasciati dalle sue mani pesanti non vengono occultati nei versi che scorrono con drammatizzazione sofferta, ma pure con misurata eleganza. L’arte è armonia e qui la bellezza si espande, prendendo il cuore del lettore.
Perché? Possiamo chiederci, perché restare prigioniera di qualcuno (per un periodo lungo un’eternità) che è incapace di ricambiare non tanto per malvagità calcolata, quanto per impossibilità di vedere?
Perché soltanto le situazioni estreme sono verità e la verità è conoscenza:

“E la verità è sempre a posteriori.”

Dopo, certo. Anche nel mito platonico Eros, l’amore nasce dopo che Penìa Povertà, simbolo di tutta la fame del nostro infinito desiderio, si unisce con Poros Espediente che giace ubriaco e incosciente. Il vino ottunde e rende smemorati dei propri abissi. Di tanti abissi Felicia Buonomo si fa carico:

“Quando ti abbraccio non sento / l’amore che non ricevo / ma il disprezzo che non ti dono. / Ti sento precipitare nel pozzo / delle infinite possibilità per cui mi implori. / Implorare è sempre stata la tua costante. / fino a sentirsi morire.”

Conosce fino al fondo del supplizio.

“E a quelli che domandano, io rispondo: / di te mi divora / la fame non appagata.”

Da qui nasce l’ossimoro del titolo di questa raccolta poetica pregevole. La vita intera è duale, una lotta e sintesi di luce e tenebra come intuiva Eraclito. Soltanto le grandi sensibilità sanno raccoglierla nel loro abbraccio.
Dopo aver compreso, e percorso un cammino di recupero di sé, l’artista si allontana dal fuoco che ha rischiato di incenerirla, ma le ha pure donato lo sguardo cosmico che è intima compartecipazione a tutte le cose, insieme alla ricchezza del verso:

“Così tu sei per me: / la sensibilità delle foglie / al tocco di un flebile vento, / il bianco del cielo che esplode / di prepotente azzurro.”
“Per ricordarmi dei tuoi occhi / di prato e ortensia.”

In Felicia, come recita il suo nome, ora divenuto consapevole benedizione, innanzi tutto per se stessa, il fuoco non si spegne:

“Ti dono il mio commiato alla presenza. / E il benvenuto al mio ardore, / mio per sempre, / a me da sempre.”

QUI l’articolo originale:

https://www.sololibri.net/Cara-catastrofe-Buonuomo.html