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di Lorenzo Germano

Basta dire che il titolo proposto da Riccardo De Gennaro per il quarto piano (Miraggi) era la libreria, per capire a chi si rivolge questo romanzo: ai bibliofili e agli amanti della carta che non saprebbero vivere senza circondarsi di libri e di storie. Libro agile e vero divertissement per chi è capace di cogliere il gioco di sottili rimandi – ma non preoccupatevi, qualora non li individuiate tutti, nelle ultime pagine c’è un utile elenco di tutti i volumi citati -, l’ultima uscita del giornalista torinese è un duro attacco all’editoria contemporanea, per la quale il libro è divenuto merce e profitto, capace anche d’interrogare nel profondo ogni lettore sul ruolo che la letteratura riveste nella propria esistenza. Ponendo anche il dubbio che, a volte, sia meglio posare quanto si ha in mano per confrontarci con la realtà. Sempre che ci si riesca.

Mezzanotte tra gli scaffali

Protagonista è Giorgio Lanfranchi, cinquantenne mai sposato, non ha una fidanzata, non lavora e vive con gli anziani genitori, una madre succube e un padre burbero. Attanagliato dai giramenti di testa, ama la narrativa italiana dal ’67 al ’77 – come non vederci l’amore autobiografico di De Gennaro verso autori come Lucio Mastronardi, di cui ha curato una biografia e a cui il titolo è omaggio al tentato suicidio dal balcone del proprio appartamento

— e suole recarsi nella libreria sotto casa che, due giorni la settimana, apre fino a mezzanotte. Il romanzo prende avvio dalla magra cena da cui, irritato, Giorgio scappa e si rifugia per una sera nel suo luogo preferito. Una vicenda che seguiamo quasi in presa diretta, tanto il tempo di lettura si avvicina a quello delle vicissitudini surreali e divertenti tra gli scaffali. Ed è qui che si mostra ancora una volta il raffinato mondo narrativo dello scrittore torinese, che porta avanti un’opera compatta, tutta giocata in poche ore e personaggi.

L’industria della letteratura

L’ironia tagliente verso l’industria letteraria si perpetra in primis attraverso i personaggi. I commessi della libreria sono descritti come antipatici, ignoranti e digiuni di libri. Lo è la responsabile, che «avrebbe potuto lavorare come impiegata del catasto, nelle retrovie di un qualsivoglia ufficio» (p.46), e soprattutto Renzo, doppio di Giorgio, in quanto figlio unico che vive con i genitori e ha superato la soglia dei cinquant’anni, ma che si rivela un inetto totale nel mestiere di libraio. Contro di lui si scaglierà la foga del protagonista, picchiandolo e relegandolo in uno scantinato, e contro quei libri stupidi che, per una mera divisione alfabetica, finiscono vicini a veri capolavori: per loro andrebbero inseriti cartoncini divisori, è una delle proposte di Giorgio.

In questa discesa agli inferi tra personale squalificato e spreco di carta per volumi inutili, due sono le figure salvifiche, entrambe alla cassa o in giro per il locale: Maria, commessa che scrive romanzi, e Laura, ragazza di cui il protagonista era innamorato tra i banchi di scuola e che rivede dopo trentasei anni. Quest’ultimo incontro, forse onirico, anticipa un finale che sovverte l’ordine della trama e rivela la vera essenza del volume, ma di cui preferisco non fare spoiler.

QUI l’articolo originale: https://lemuseinquiete.it/de-gennaro-ovvero-la-vicenda-di-un-bibliofilo/