A Palermo la scorsa settimana c’è stata una fiera del libro molto particolare: Una Marina di libri, nella splendida cornice dell’orto botanico. Passeggiando fra gli stand ho conosciuto Fabio di Miraggi edizioni che mi ha parlato benissimo di ” Il lago” (traduzione di Laura Angeloni) dalla copertina bianca e rossa.
Bianca Bellová è considerata una delle più talentuose autrici della Repubblica Ceca.
Quando mi capita fra le mani un gran bel lavoro, in genere lo capisco fin dalle prime pagine.
Così è stato per questo libro.
“Il Lago” è un romanzo incredibile. È la storia di Nami, un ragazzino che viene cresciuto dai nonni e che si trova ad affrontare mille peripezie. Patisce fame e freddo e gliene capitano di tutti i colori.
Ma lui resiste.
E alla fine la sua tenacia viene premiata.
Nella sua ricerca mai paga dei genitori, passa attraverso un doloroso percorso di affrancamento e, suo malgrado, si scontra con un epilogo brutale. Quello del regime che in cerca di capri espiatori, insabbia le scomode verità e sacrifica i più deboli.
Sullo sfondo profumi e colori della campagna che sa di povertà, essenziale ma rassicurante.
Nami dopo la scomparsa dei nonni resta solo, viene picchiato e maltrattato da un sinistro personaggio che occupa con la sua famiglia la sua casa e che dovrebbe tutelarlo.
Il ragazzo si innamora della compagna Zaza, la quale una sera subisce violenza da due soldati russi.
Nami assiste allo stupro, salvo poi fuggire.
Il suo peregrinare è un continuo allontanarsi dai ricordi e dal dolore, unito alla spasmodica ricerca delle sue radici.
Nami lascia il villaggio natio e si avventura oltre l’amato/odiato specchio d’acqua.
Il lago, presenza che la popolazione locale personifica, diviene una sorta di totem o meglio di altare sacrificale al cui spirito le genti del posto fanno offerte e pagano tributi.
In questo lago il protagonista, a 3 anni rischia di affogare, a fine romanzo invece ci si immerge consapevolmente in una sorta di rito battesimale, chiudendo un cerchio che era rimasto aperto.
Un libro intenso, che ti afferra per il bavero e ti costringe ad aprire gli occhi sulle atrocità della politica e le nefandezze del regime sovietico.
Una penna pulita e impeccabile quella della Bellova.
Una prosa asciutta, spietata e marziale.
Da leggere assolutamente.
Per chi ama la qualità.
Lo consiglio a occhi chiusi perché merita davvero molto!
Francesca Maccani