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Su “La Repubblica” del settembre 1989, Alfredo Giuliani, in “Nasce il Gruppo 93?”, scriveva, “Ecco che cosa sta rinascendo…: il bisogno di una vera discussione letteraria, di poetiche operanti e di retorica da parte di trentenni-quarantenni che s’interrogano su quanto vanno facendo: poesie, scritture dove i generi si intersecano e si corrompono inseguendo una percettività precipitosa e dispersa”. Tra i fondatori del gruppo, il napoletano Biagio Cepollaro, che nel 1993 inizia la scrittura di “La notte dei botti”, completata quattro anni dopo. Il romanzo esce finalmente per Miraggi, riscuotendo un credito trentennale a torto negatogli. Quella notte, la notte dei Grandi Accertamenti, l’Organizzazione avvia il piano per impadronirsi dell’esistenza dei cittadini. Scatena l’odio nei quartieri, nei condomini, nei luoghi di aggregazione, alimentando l’ipotetico diritto alla singola, personale, utopia. Rastrella la gente per radunarla in un autogrill, come nello stadio del golpe di Pinochet. Solo Scriba, alter ego di Cepollaro?, riesce a fuggire, vagando in sella alla sua bicicletta. L’uso del presente conferisce al testo la forma di una cronaca assurda, ironica, feroce, che mai dà tregua al lettore.

Luciano Del Sette