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E il naufragar m’è dolce agro in questo mare. Lui, naufrago su un divano-scialuppa, circondato da mobili-relitti, indirizza i suoi messaggi in bottiglia a Lei. L’amore puzza d’odio di Massimiliano Boschini (Miraggi Edizioni, 2019) è un poema insolito e geniale: un anti-Canzoniere caustico, una raccolta di istantanee in versi che raccontano la storia di un amore colato a picco.

Cinquantadue schegge di poesia, tante quante le settimane di un anno, illustrano le quattro stagioni di una relazione sentimentale: Primavera-Primo appuntamento, Estate-Viaggio di nozze, Autunno-Sogni infranti e Inverno-Epitaffio. Questo amore assomiglia a un fragile fiore: sboccia, esplode in un tripudio di sensuali colori, poi, all’improvviso, perde un petalo e un altro ancora, sino ad appassire del tutto.

Sin dal primo verso, noi lettori sappiamo già come andrà a finire questa storia (male), eppure non possiamo fare a meno di lasciarci coinvolgere: ogni strofa tocca le corde del nostro cuore, costringendoci a ricordare l’istante in cui ci siamo resi conto di quanto siano appuntite le frecce di Cupido.

Lui, narratore inaffidabile, ci ammalia con i suoi beffardi giochi di parole:

2. Premonizioni

Era un gruppo divino
ma che dico, di vino,
nel quale tu, per fare la figa
ti davi arie da tonica,
sciantosa da bar quasi fossi gazzosa. […]

Di stagione in stagione, continuiamo a gravitare attorno a un punto fisso, a un divano-scialuppa che si rivela troppo stretto per due persone:

33. Parliamo del tempo

Parliamo del tempo
per non fare altro,
così da non dover lasciare quella scialuppa chiamata divano,
pronta ad affondare al primo raggio di sole:
«Brutto oggi, vero?!»
Vedi un raggio di sole,
non ti accorgi del trucco;
è un filo da pesca,
che di coda in coda ci porta sul lago,
dove affonderemo sereni:
«Bello oggi, vero?!»

coppia divano

Il Lui e la Lei di Boschini cercano di arginare le falle del loro rapporto ripetendo ossessivamente la formula magica “ti amo”: due paroline che perdono un po’ di smalto ogni volta che vengono pronunciate. Questa non è una favola, qui non c’è posto per la magia: Lui non è un principe azzurro, al massimo è un Re di bastoni, mentre Lei, al mattino, senza il suo trucco di scena, non appare più come una Regina di cuori(Magia). Lui e Lei si riflettono nello specchio dis-incantato di due strofe speculari: si sfiorano, si incrociano, ma non si incontrano davvero.

L’Amoragia – dolorosa emorragia di un amore in fuga – non può essere arrestata. Infine giunge l’inverno: Lei prende il largo, senza darci la possibilità di conoscere la sua versione dei fatti, lasciandoci con un cuore spaccato a metà. Lui, novello Catullo, si ritrova a fare i conti con un ossimoro, con un amore che puzza d’odio. Il fiore è appassito. Il naufragio preannunciato si è compiuto.

Cosa resta di questa storia, di questa breve eternità? Resta solo un Lui-Ulisse senza Penelope, Re Pescatore di una terra desolata comprata all’Ikea e assemblata alla meno peggio. Come si smonta una relazione? Dov’è finito il libretto delle istruzioni? I pezzi non combaciano più, anzi forse è sempre mancato un tassello: il misterioso pezzo-chiave che permette a una coppia di durare nel tempo, di non andare alla deriva.

Di cosa parliamo quando parliamo d’amore? Di un sentimento con una data di scadenza, destinato ad andare a male? Lui, come gli uomini soli di Carver, si affida alla bottiglia, puttana traditrice (Solitario con birra) e fidata messaggera:

43. Bere per dimenticare

Scrivo un messaggio,
perfetto per una bottiglia;
mi brucia in gola, forse è il whisky,
forse ciò che non ti ho mai detto:
non posso fare a meno di te.
Scrivo un messaggio,
da infilare in una bottiglia;
vorrei incendiasse il tuo cuore,
molotov d’amore,
ma nemmeno si accende,
bagnata dalle lacrime di un ubriaco.

 

tappi birra

Sul divano-scialuppa non c’è più posto per l’amore: nel salotto ristagnano, come cattivi odori, solo l’odio e la nostalgia. Il poemetto si chiude all’insegna della disillusione: per tutta la vita è solo una penosa bugia, così come rimaniamo amici. Non ci resta che sperare che dal letame di questo amore morto e da oggi sepolto (Epitaffio) possa nascere un fiore.

L’amore puzza d’odio di Massimiliano Boschini è un librino costruito ad arte, ricco di sagaci citazioni tutte da scoprire (Dammi mille baci, Se inizierò a parlare di amore e stelle, vi prego: abbattetemi). Questo poemetto si presta ad essere letto e riletto: viene voglia di riassaporare il suo gusto frizzante e asprigno e di riascoltare le sue “tracce”, ballate dedicate a un amore che è più stronzo che cieco.

Se volete saperne di più su Max Boschini (è un personaggio decisamente interessante e poliedrico), vi consiglio di leggere anche i suoi articoli su Mattatoio n°5

QUI L’ARTICOLO ORIGINALE:

L’amore puzza d’odio