Sogni, ossessioni (e rendenzione) di un Edonista
Torino, si sa, è una città di libri e di librerie. E anche di scrittori, locali e adottati, capaci di raccontare luoghi e figure tipicamente cittadine. Sullo sfondo, troneggiano (sempre e per sempre) due inarrivabili giganti come Fruttero & Lucentini, con il loro sguardo sapiente su tic e cliché sabaudi. Era dai tempi dei primi romanzi di Enrico Remmert e di Giuseppe Culicchia che non si leggevano pagine così specificamente dedicate a una gioventù borghese e peculiarmente torinese come quelle de L’EDOnista, scritto a quattro mani da Francesca Algeleri del Corriere della Sera e Alessandra Contin, pubblicato da Miraggi. Edo, il protagonista, è il giovane rampollo di una famiglia agiata (molto), con villa in collina (di rigore) e un’ossessione: il sesso con le ragazze magre. Pare aver avuto tutto dalla vita, e certo non si fa mancare nulla. È bello e intelligente, lo descrivono le autrici, e ha una vita apparentemente perfetta, che però perfetta non è. Tra sogni e ambizioni messe da parte, droghe e locali esclusivi, Edo e i suoi amici vivono tutti i possibili scarti tra convenzioni sociali e pulsioni estreme. Ma anche molto casalinghe, come suggerisce l’incipit del romanzo: «Sono qui, in mutande, seduto sulla mia poltrona Frau con il telecomando che punta al sessanta pollici, dove mi imbatto in una replica urlata di Uomini e donne». Fin dalle prime pagine, ambienti tratteggiati con arguzia («A casa mia si fa colazione, rito che sopravvive solo da noi e nelle pubblicità del Mulino Bianco. Ma casa mia è il Mulino Bianco, infatti mia mamma ha assunto un giardiniere peruviano che assomiglia a Banderas») si alternano ad analisi disinvoltamente autoriferite: «Chi ti ha detto che potevi farcela, ti ha ingannato, perché nella vita contano i soldi e quelli fatti in una sola generazione non sono sufficienti». E ancora: «Bellezza, ricchezza e potere sono gli unici ingredienti per un successo duraturo e questi elementi non sono dovuti a capacità individuali, sono un diritto di nascita e non importa quanto ti prodighi a essere un degenerato». Secondo il modello del romanzo di formazione e «educazione sentimentale», L’EDOnista racconta, con il protagonista come io narrante, un percorso di perdita di sé e (forse) di redenzione. Con alcuni riferimenti letterari assai ambiziosi: a che cosa mirare, con un protagonista bello, ricco e dannato, se non a un capolavoro del minimalismo americano come Meno di zero, il primo, impareggiabile e indimenticato romanzo di Bret Easton Ellis? Da leggeremo la musica dei Radiohead e dei Clash nelle orecchie: Should I stay or Should I go?
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