di Cristina Zagaria
Arriva su una vespa blu. E si presenta con un libro in anteprima, copertina crema e titolo rosso: “Ore di Piombo” di Radka Denemarkovà, a breve in libreria.
«È la mia biblioteca su due ruote, ci faccio dei veri e propri tour riempiendo le sacche da viaggio di libri», spiega mentre si toglie il casco Fabio Mendolicchio, uno dei tre editori di Miraggi, insieme con Alessandro De Vito e Davide Reina. Entriamo da Barbagusto, nel cuore di San Salvario.
Siamo un po’ in anticipo sull’orario di pranzo perciò possiamo scegliere il tavolo e ci accomodiamo a quello vicino alla porta finestra: alle nostre spalle una parete di bottiglie di vino, a destra un cortiletto con una luce ancora calda per l’autunno.
Mendolicchio si presenta subito come editore che «vede i fenomeni da un’altra prospettiva». «Leggo i libri solo quando sono in produzione, mai prima — dice — diciamo che sono il lettore 1, da me poi inizia il viaggio nelle librerie». E a proposito di viaggi, scopriamo subito che Mendolicchio non solo fa i tour dei libri in vespa con la Ubik, ma ama anche cucinare in libreria. Perché è si editore, ma anche musicista e chef. «Ho studiato all’alberghiero e sono arrivato all’editoria per uno scherzo del destino. Ho fatto un corso di grafica creativa perché volevo applicare le nuove competenze alla mia passione per la cucina e poi con la grafica sono arrivato all’editoria grazie a un amico, mi è sembrato un percorso naturale dato che leggevo e tutt’oggi leggo moltissimo, ma non ho mai abbandonato la passione per la cucina, anzi mi piace contaminare i due mondi, per esempio i miei tour in libreria con le cene sono un format amatissimo dagli autori e dai lettori, oltre che dalle librerie».
Arriva l’oste, e scegliamo un tris di antipasti della casa, tondelli al pesto, agnolotti di Bra e Barbera (mezza porzione), acqua e un calice di Ruché. Poi torniamo a chiacchierare di libri ed editoria.
Tour in vespa e cene in libreria, ma una casa editrice torinese come Miraggi che storia ha, perché si diventa editori? «Siamo nati con il sogno di fare narrativa di viaggio, il nostro pubblico erano i viaggiatori, ma negli anni abbiamo cambiato pelle. Credo che se vuoi fare l’editore e vuoi diventare grande devi avere a disposizione grandi capitali, altrimenti devi accontentarti di quello che fai, nel enso che sei un artigiano e il tuo prodotto è l’oggetto libro, noi siamo artigiani dell’editoria».
Invito a pranzoArrivano i primi e il profumo del pesto e del ragù ci distraggono. Ma riprendiamo subito, un po’ provocatori: ma allora fare l’editore è un miraggio? Fabio Mendolicchio sorseggia il vino, sorride «un po’ sì forse, i miraggi esistono, il nostro miraggio è di fare libri belli con grande rispetto del lettore, ci piace fare libri che gli altri non fanno».
Ma è un sognatore disilluso Mendolicchio: «Ahimè è cambiata la vita del libro, è diventata brevissima, prima le novità duravano mesi, ora ogni 25 giorni c’è una nuova uscita. Il libro è un po’ come il latte, scade velocemente, solo che il latte si trasforma, diventa formaggio o altro, i libri no: tornano in casa editrice». E quindi? «Quindi mi ricordo il nostro primo Salone del libro nel 2010, eravamo solo io, De Vito e Reina, in tre facevamo il lavoro di 15 persone, con grinta ed entusiasmo. Oggi siamo diventati una cooperativa e tra i nostri piccoli successi — ce ne sono tanti — per esempio abbiamo lanciato Guido Catalano, un autore da 40 mila copie».
Il primo è finito e davanti ai piatti vuoti Mendolicchio continua serio.
«Negli ultimi 14 anni il mondo è cambiato tre volte e siamo cambiati anche noi come editori, abbiamo virato dall’orizzonte iniziale dei viaggi e abbiamo aperto la linea editoriale Baskerville, la nostra strada maestra di letteratura, italiana e dal mondo, divisa in quattro collane. La prima è Tamizdat. Col termine samizdat si indicavano, nel blocco comunista e in Urss, le opere straniere fatte circolare clandestinamente. Tamizdat erano i samizdat delle traduzioni: al suo interno Miraggi pubblica traduzioni di autori che difficilmente arriverebbero al lettore italiano, per contenuto scomodo, idee, tempismo, nonostante il valore letterario e culturale. Poi c’è Scafiblù, come venivano chiamate le imbarcazioni dei contrabbandieri di sigarette a Napoli, e tornando all’idea di clandestinità di Tamizdat, questa collana è dedicata agli autori italiani che seguono vie non ordinarie». Arriva il caffè. E prima di bere: «E poi c’è NováVlna, la collana di letteratura ceca, in ceco significa “Nouvelle Vague” e Janus|Giano, collana dedicata alle traduzioni con testo a fronte».
Il caffè lo beviamo entrambi amaro, in un sorso. Quindi per sopravvivere avete scelto le micro-nicchie di autori e di lettori?
«Ci siamo dati un’identità, chiedendoci quali libri potevamo proporre in un mercato così nervoso e frenetico che gli altri non pubblicavano».
E va bene?
«Abbiamo un bel riscontro, quello che ci fa andare avanti».
Ritorniamo all’attacco, quindi i miraggi esistono o no? Ride finalmente dopo un pranzo un po’ amaro come il caffè.
«I miraggi esistono eccome! Altrimenti non saremmo qui a combattere come editori, a leggere e pubblicare libri, l’anno prossimo sono 15 anni».
Lasciamo Barabagusto che ha ospitato le confessioni dell’editore in una sala accogliente e amica. E ci scappa l’ultima domanda sulla felicità.
«Certo che sono felice dice l’editore chef — indossando il casco — cucino e leggo tutti i giorni. Non ha prezzo alzarsi al mattino, portar tuo figlio a scuola e decidere quando inizi a lavorare e quando vuoi staccare. Il mio miraggio è fare l’editore e poterlo fare come mestiere a tempo pieno sempre di più». Sale in vespa, saluta e parte lento. Ci allontaniamo con l’idea che fare l’editore è un po’ come creare una libreria a bordo di una vespa, si va piano e non c’è molto spazio, perciò bisogna avere coraggio e fare delle scelte».
QUI l’articolo originale: https://torino.repubblica.it/cronaca/2024/10/17/news/fabio_mendolicchio_per_noi_piccoli_editori_ogni_libro_e_una_scelta_spesso_anche_scomoda-423561612/