La ricercatrice in Slavistica presso l’Università di Trieste: «Il riconoscimento è un onore, la difficoltà è stata ricreare l’armonia di questo testo»
di Elena Commessatti
L’appuntamento è fissato per lunedì 11 novembre alle 17 aVenezia nell’Isola di San Giorgio Maggiore (ingresso libero). L’occasione è la consegna del prestigioso premio per la Traduzione Poetica “Benno Geiger” conferito dalla Fondazione Giorgio Cini, l’istituzione che conserva dagli anni Settanta l’intero archivio dello storico dell’arte e poeta austriaco, donato per volontà testamentaria dalla figlia Elsa.
Quest’anno a vincerlo sono Daniele Ventre, in merito alla sua raffinata traduzione dell’Odissea di Omero (Ponte alle Grazie Editore, 2023), e Martina Napolitano, pordenonese, che si aggiudica il Premio “Giovane Traduttore” 2024 per il suo eccezionale lavoro su Trittico di Saša Sokolov (Miraggi Edizioni, 2024).
Martina Napolitano è ricercatrice in Slavistica presso la Sezione di Studi in Lingue Moderne per Interpreti e Traduttori dell’università di Trieste, dove insegna lingua russa e traduzione. Attualmente si sta occupando di un’antologia di poetesse.
Marco Caramitti sul Manifesto così la definisce: “promotrice a livello internazionale del verbo sokoloviano”. Infatti è la prima a tradurre Trittico in italiano.
Cosa significa il Premio Geiger?
«Un onore. Lo sento come la conclusione di una piccola impresa in cui mi sono cimentata ormai alcuni anni fa, e che rappresenta gli interessi di ricerca del mio percorso dottorale. Racconto un piccolo aneddoto. Nel 2016 in una libreria di Mosca mi sono imbattuta in un raffinato libro illustrato di Sokolov, “Tra cane e lupo”, il suo secondo romanzo. Mi sono messa a leggerlo immediatamente mentre ero in metro, e ho capito che non capivo nulla. La cosa mi ha incuriosito. Pensavo di conoscere bene il russo, e invece! Non è un caso se questo autore spesso è considerato il Joyce russo; è paragonato ad autori complessi dove la parola si smonta, si ricostruisce. Lui lavora sulla parola anche a livello musicale».
“La lingua è una musica dataci dall’alto”. Lo dice lo stesso Sokolov. Lei giustamente lo riporta in prefazione.
«Sin da bambino dimostra di avere “l’orecchio assoluto” Di sé dice inoltre che se fosse nato in Austria sarebbe diventato un compositore, essendo russo invece è scrittore, perché la letteratura è fondamentale nella sua terra. Trittico è un lavoro che arriva dopo vent’anni di silenzio, e non è un romanzo. Questo lavoro è diventato un po’ la summa della sua ricerca artistica: su come va scritto un testo».
Che tipo di difficoltà ha questo lavoro?
«Trittico porta tutto all’estremo. In questa prova poetica abbiamo voci non meglio identificate, calate in un luogo non identificato, in un tempo non certo».
Come ha lavorato nella traduzione?
«Non era inizialmente mia intenzione tradurlo. Stavo in realtà facendo delle ricerche legate alla contemporaneità del testo nel panorama complessivo della produzione di Sokolov, perché non si capiva come collocare questo lavoro. Poi mi sono appassionata e ho deciso di provare, un po’ per sfida, un po’ per gioco, a tradurlo. Ci ho messo cinque anni e tutto si concretizzato quando ho trovato un editore coraggioso come Miraggi, – non finirò mai di ringraziare –, che ha creduto in questa “pazzia”».
La difficoltà più ardua?
«Ricreare non tanto la semantica, ma l’armonia di questo testo, che in italiano ha altre tonalità. Ho cercato di ricreare la sua musica».
L’attribuzione del Premio Geiger dimostra che lei c’è ampiamente riuscita. E Sokolov?
«Ci sentiamo spesso via mail da un po’ di anni. No, non ci siamo mai incontrati. Vive in Canada e ha paura dell’aereo. Lo raggiungerò io prima o poi».
QUI l’articolo originale: https://messaggeroveneto.gelocal.it/cultura-e-spettacoli/2024/11/09/news/premio_geiger_pordenonese_martina_napolitanoprima_tradurre_trittico_sokolov_italiano-14790293/