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Brucio Parigi, pubblicato nel 1928 a Parigi, è un romanzo futurista, nel contenuto e nello stile, incalzante nel ritmo e denso di metafore spesso al limite del punto di torsione e rottura della lingua. Fantascienza, distopia, fantapolitica e avanguardia si mescolano in un inquietante intreccio che conserva oggi tutta la sua potente visionarietà.
In una società in cui le macchine hanno ormai sostituito l’uomo, un operaio alienato si muove in una Parigi vividamente descritta nella devastazione del suo paesaggio urbano e umano. Pierre, il protagonista, coglie l’opportunità di avvelenare l’acquedotto cittadino, scatenando nella popolazione, apparentemente cosmopolita, una lotta per la salvezza che la divide in fazioni etniche e politiche. Comunisti cinesi, rabbini, scienziati disillusi, emigrés russi, comunardi francesi e nostalgici della monarchia combattono fra loro per guadagnare la fuga di fronte alla pestilenza scatenata dall’azione terroristica di Pierre, mostrando le radici xenofobe e conflittuali della decadente società capitalista.
Il romanzo suscitò reazioni molto forti al momento dell’uscita, comprese manifestazioni pubbliche di protesta « per aver “ osato ” immaginare Parigi distrutta », come ricorda il curatore e traduttore Alessandro Ajres. Anche in seguito a questo il libro ebbe un successo di vendita enorme, valutabile in quasi 400.000 copie (ma l’autore dovette fuggire per riparare in Urss). Riedito in Francia nel 2003, finalmente può giungere anche al lettore italiano.