Un romanzo profetico sulla notte della repubblica, scritto più di trent’anni fa (1994-97), che resta profetico anche mentre vediamo quelle previsioni avverarsi. Cercando di capire che cosa sia accaduto nella “Notte dei botti”, un’umanità slabbrata e paradossale è costretta dalle autorità – è un golpe? c’è notizia di resistenti, c’è euforia – nello spazio chiuso di un autogrill che diventa un girone infernale postmoderno. L’unico a fuggire è il «protagonista strano, Scriba, che andava in autostrada con la bicicletta, armato solo dei suoi sensori e della sua inutile preveggenza. Per me l’allegoria della letteratura in quel passaggio così difficile per il nostro Paese…».
La scrittura visionaria di un grande autore, tra Ballard e Gadda, che mescola l’alto e il basso, gioca col tempo e con lo spazio, moltiplica i punti di vista e cantilena le sue ripetizioni creando un’atmosfera chiusa e ossessiva.
Un libro che già nel ’94 avrebbe dovuto essere pubblicato da Feltrinelli. Questo il racconto di Cepollaro stesso:
Racconta l’Autore: «Una volta ultimato il libro, lessi il primo capitolo de La Notte dei Botti al convegno Ricercare 94, a Reggio Emilia. L’allora direttrice editoriale di Feltrinelli, dott.ssa D’Ina, si congratulò e mi chiese in visione il dattiloscritto. C’era, all’interno di quel convegno, l’ostilità di Renato Barilli che preferiva soluzioni più facilmente commercializzabili, più facilmente leggibili. E c’era chi caldeggiava il mio lavoro, come Cataldi o Luperini, preferendo una ricerca meno compromessa con le esigenze di mercato e più dipendente da scelte etiche ed artistiche di fondo. Alla fine la dott.ssa D’Ina mi scrisse una breve lettera in cui mi faceva una domanda quasi naïve: “Ma come fanno i lettori?”. E così il libro non fu pubblicato da Feltrinelli. Uscirono invece dei capitoli in un’antologia di Zona Editrice e di una rivista milanese, “Appunti dal presente”».