Vecchi articoli, vecchi resoconti di processi in Corte d’assise, a Torino. Questo libro li ripropone a mezzo secolo di distanza, così come uscirono allora, giorno per giorno sulle pagine regionali, talvolta nazionali, de L’Unità, inseriti in un racconto avvincente anche per chi di quelle vicende non ha mai sentito parlare.
E’ cambiato il mondo, da allora. Sono cambiati i cittadini, i giornali, le istituzioni, i codici e i processi. Anche l’aula della Corte d’Assise non è più lì, nella Curia Maxima in via Corte d’Appello. E non c’erano , allora, le tv, folle di cineoperatori a riprendere l’interesse del pubblico per la vicenda “noir”, nessun Vespa rifaceva il processo in modo mediatico, spettacolarizzandolo con i plastici e gli esperti in studio, psicologi e periti sempre pronti a mettersi in mostra.
Quei processi, quella Torino, quegli imputati, quelle arringhe. La gioielliera assassinata in via Berthollet. Il processo al vigile urbano che inseguì e uccise il ladro che aveva appena rubato la Flaminia del sindaco Anselmetti. L’omicidio di Chivasso, l’uomo ucciso , tagliato a pezzi , rinchiuso in una valigia, trasportato e gettato in una roggia a Ceva, imputata la giovane vedova con tutto il “clan” familiare siciliano: due fratelli, un cugino, la madre.
Nel libro sono riportati anche l’estradizione di un boss della mafia made in Usa, la truffa di Radiofortuna, la fuga di un imputato dall’aula, il processo a Giulio Einaudi , Michele Straniero, Sergio Liberovici, Margot Galante Garrone, per un libretto di “Canti spagnoli”, giudicato blasfemo e sequestrato dalla Procura. C’era ancora il caudillo Franco, a Madrid. E ci sono anche due cronache di apertura di anni giudiziari, 1963 e 1965, per significare che quasi nulla è cambiato da allora, giustizia sempre in crisi, in qualsiasi aula.