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Un poema, nodi e scioglimenti di nodi di parole scritte qui a parole veramente inascoltabili, semplicemente apparse alla pagina, non per miracolo ma, appunto, per semplicità, senza mediazione. “Chiacchiera della mente”, la “fine di un amore” come fine ovvero testo, detto-fatto, fatto-scritto, scritto-detto da lei in soliloquio ossia non sotto gli effetti del poetico, anzi finalmente con dispensa dall’utilizzare questi effetti. Così, tolti gli effetti, è prepoetica, la voce. Resta un’unica enfasi: la parola “poema”. Nel senso che la cosa, a raccontarla, sarebbe un poema. “Poema” è un come si dice. Come si dice “la mia vita è un romanzo” se fosse una vita, se fosse un romanzo. Così, ingenuamente, come, appunto, è ingenuo il soliloquio, che è un’intimità. E affonda nel bianco. Virando poi, magari, al bianco anche il testo di contro il bianco della pagina. Qui scritto in nero, perché così si sa cosa virare.
[Pasquale Panella]