Leggere Piergianni Curti oggi è un ottimo modo per capire il presente. La narrazione sviluppata a partire dall’immediato dopoguerra ci restituisce un’Italia giovane, confusa, in perenne ricerca di un proprio centro di gravità. Un’Italia povera ma elegante, comunista e democristiana, rabbiosa e impaurita. Il “Mio Padre” di Curti è un po’ il padre di tutti noi, un uomo coraggioso e idealista che nasconde grandi contraddizioni e fragilità tra le mura domestiche.
Il libro è scritto superbamente, le numerosi divagazioni e riflessioni (a volte vere e proprie perle) non inficiano la godibilità del tessuto narrativo. È molto divertente trovare luoghi comuni che si perpetrano ai giorni nostri come quando il Padre studia una conferenza su “questi giovani che non si impegnano più”. Siamo negli anni ’50, pensate a quante frotte di persone non si sono più impegnate da allora…

Sarà un vero piacere conoscere PierGianni, perchè se la sua ironia è pari a quella che trasuda dalle pagine che ho appena letto ci sarà da divertirsi.
carlo
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