di Laura Ghidini
Il cimitero delle macchine di Sergio La Chiusa è un romanzo coinvolgente nel senso più stretto del termine: l’autore usando la prima persona plurale, fa sembrare che il protagonista e la sua storia siano nelle mani del lettore e che insieme lo si plasmi e ne si diriga le sorti, in una sorta di Truman show di tempi moderni.
Un modo davvero inusuale e “furbo” per farci sentire parteci del destino del nostro eroe.
“L’ abbiamo detto che è solo? No? Lo diciamo adesso e anzi, dato che la famiglia è un impaccio per il nostro romanzo, diciamo pure che ha perso entrambi i genitori così ci siamo levati di dosso un po’ di zavorra biografica”.
Il nostro protagonista (ecco, ho ceduto alle lusinghe dell’autore cadendo nel suo tranello) si chiama Ulisse Orsini.
Un nome impegnativo che suppone una vita movimentata fatta di viaggi, avventure e incontri.
Ma più che al famoso progenio, il nostro Ulisse sembra più un Don Chisciotte de nojaltri.
Siamo stati davvero ingenerosi con il nostro protagonista (ops, ci sono cascata di nuovo)… abbiamo deciso debba essere troppo lungo e magro con braccia e gambe svitate e scricchiolanti.
Imbranato, sfigato, cammina sfruttando la striscia d’ombra lungo i muri in balia di persone ed eventi.
E infatti quando il poveretto si trova improvvisamente disoccupato, sfrattato e senza un soldo, non trova di meglio da fare che errare in pigiama per una Milano che La Chiusa fa sembrare post apocalittica, con una valigia piena di tutto ciò che gli resta: la sua biancheria intima.
Con una scrittura originale e una creatività espressiva tragico/umoristica, faremo scoprire al nostro (!) Ulisse nel suo vagabondare tra emarginati, Guru e fuori di testa che vogliono salvare il mondo, lo stridente contrasto tra edifici sciccosi su cui troneggiano le pubblicità patinate con modelli vestiti all’ultima moda e gli ambienti in cui si trovano a galleggiare i derelitti che, inevitabilmente, escono nelle tenebre e coi quali si accompagnerà.
Viene rapito e liberato, si unisce ai salvatori e alla loro lotta per sopravvivenza dell’umanità partecipando a improbabili cortei, diffondendo volantini “Anche tu puoi riformare il mondo. Movimento di Lazzaro Lanza imbianchino e riformatore del mondo. Per informazioni tel xxx disponibile anche per tinteggiature”, brucia auto contro il sistema capitalistico.
È preso da un vortice. È questo il vero lui o quello pacato e mite del prima?
D’altra parte è solo al mondo, l’Orsini.
“Pedagoghi tutti intorno a sostenere i primi passi: madri, padri, maestri d’asilo e delle elementari, insegnanti di italiano e matematica, di sostegno per i più riluttanti, e più avanti, per farsi strada in società, tutta una serie di tutori patrocinatori che indirizzano, raccomandano, procurano posti. Ulisse Orsini, invece, non ha nessuno cui rivolgersi. Non ha avuto il privilegio di un Dante per esempio: Nel mezzo del cammino della vita non si è presentato il suo idolo di gioventù uscito da un poster a prestargli soccorso nella selva di rate e bollette, tirarlo fuori dal suo monolocale in affitto e organizzargli un percorso di conoscenza articolato in tre cantiche e Cento Canti in terzine endecasillabi”.
Ma il nostro protagonista è più duro di quanto pensiamo e “tiene botta” negli incontri a volte aspri con il popolo del cimitero delle macchine nel quale trova accoglienza e rifugio.
Probabilmente fa suo il detto “Se non li puoi sconfiggere unisciti a loro” pur non essendo previsto dal nostro copione.
E torniamo al Truman show.
Ce la farà a emergere dall’incubo in cui lo abbiamo gettato?
QUI l’articolo originale: https://www.exlibris20.it/il-cimitero-delle-macchine-di-sergio-la-chiusa/