di Tiziana D’Amico
Nel 2022 si è tenuta la prima e a oggi unica edizione del Baba Jaga Fest, festival organizzato proprio per far conoscere la produzione “a est dell’Italia”.
Qui ci soffermiamo sulla produzione ceca, ancora poco nota al pubblico. finora sono stati tradotti tre titoli, pubblicati tra il 2022 e il 2023: Alois Nebel (testo Jaroslav rudiš, disegno Jaromír 99); R.U.R.Rossum’s Universal Robots, l’adattamento graphic novel di Kateřina Čupová del famosissimo dramma di Karel Čapek del 1920; Zátopek. Se non ce la fai più, accellera! (testo Jan novák, disegno Jaromír 99). Alois Nebel esce presso la modern times (piccola casa editrice nata nel 2020), mentre R.U.R. e Zátopek escono nella collana MiraggINK, nata nel 2018 e dedicata al fumetto all’interno della casa editrice miraggi. Si tratta di tre opere ben diverse, tutte e tre di enorme successo in patria e tutte e tre tradotte in diverse lingue e pubblicate da case editrici specializzate nel fumetto.
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R.U.R.Rossum’sUniversalRobotsdi Čupová esce in Cechia nel 2020 presso la casa editrice argo in occasione del centenario dell’omonima opera teatrale di Karel Čapek. L’adattamento di Čupová ha incontrato un notevole successo in patria, con una seconda edizione in soli tre anni. nel 2021 esce in coreano, mentre nel 2022 oltre a quella italiana sono uscite le edizioni francese e spagnola e nel 2024 è uscita la traduzione inglese. L’adattamento di Čupová si caratterizza per una selezione cromatica estremamente ricercata che guida chi legge attraverso le emozioni dei personaggi e i cambi di atmosfera, in linea con un testo teatrale composto da diversi piani di lettura. L’ottimismo verso l’industrializzazione e soprattutto l’ideale di soppressione della fatica umana posano sui robot che, nel mondo di Čapek, non sono macchine, ma creati da una materia organica, molto più vicino ai replicanti di BladeRunnere come questi, infatti, anche i robot di R.U.R si rendono conto della propria esistenza. L’adattamento di Čupová utilizza il testo originale di Čapek e per l’edizione italiana la traduzione di alessandro Catalano per marsilio (2015). Il segno elegante di Čupová aiuta a sottolineare la natura teatrale dell’opera: le prospettive rappresentano i personaggi come se fossero su di un palcoscenico, e il pubblico è composto dai robot. allo stesso tempo, la morbidezza del disegno a tratti quasi caricaturale, offre delicatezza a una storia il cui lieto fine c’è, ma non per forza per l’essere umano. La Postfazione di alessandro Catalano presenta l’evoluzione dell’immagine del robot nei cento anni trascorsi tra l’uscita dal “dramma collettivo” del 1920 e l’adattamento del 2020.
Pubblicato nel 2016 dalla casa editrice ceca argo, Zátopek… když nemůžeš, tak přidej! incontra subito l’interesse internazionale. nello stesso 2016 esce in tedesco e nel 2018 viene tradotto in spagnolo e francese, nel 2020 in inglese. La biografia, o biopic, è uno dei generi di maggior successo negli ultimi anni (al cinema, in tv e nel mondo del fumetto) e Zátopek si inserisce in quello che potremmo chiamare sottogenere sportivo, dove la forza di volontà, il continuo sfidare i limiti del proprio corpo e il mondo sono al centro della narrazione. Quando si parla di emil Zátopek il fattore storico diviene il continuo polo d’opposizione del valore morale della persona e dello sportivo. La storia inizia dalla sua infanzia per concludersi alle olimpiadi del 1952 con i tre ori vinti nella maratona, nei 5000 e nei 2000 metri. Le tappe della sua carriera sportiva – i record nazionali nelle corse lunghe nel primissimo dopoguerra, gli europei del 1946 e del 1950 le olimpiadi del 1948 e del 1952 – si inseriscono per contrasto con la storia della Cecoslovacchia – l’occupazione nazista, il dopoguerra e il colpo di stato del 1948 e il regime comunista. novák però dedica ampio spazio anche alla sfera personale di Zátopek, dalle difficoltà economiche famigliari alla storia d’amore con la futura moglie dana, anch’essa atleta. Il tratto di Jaromír 99, caratterizzato da elevati contrasti e un segno nero forte che richiama alla mente la lineografia, si unisce alla scelta di una paletta limitata ma precisa di colori. difficile non pensare a un gioco ironico di rimando con i manifesti del periodo comunista, caratterizzati anch’essi da colori squillanti, contrasto elevato e dalle figure statuarie di compagne e compagni: al posto di operai con il fisico perfetto e il volto sereno spiccano la smorfia di fatica di Zátopek (chiamato “la Locomotiva” per il suo pesante ansimare durante la corsa) e il fisico consumato del maratoneta al traguardo.