Come in una pièce del teatro dell’assurdo, tutto si svolge in una sola notte, con i due protagonisti stipati in una stanza, come lo sono nelle 192 pagine del romanzo i vaniloqui del giovane e logorroico protagonista. Ragazzo che, completo grigio topo sdrucito e valigetta da manager piena di cianfrusaglie alla mano, si presenta la sera tardi a casa del padre dal quale era scappato vent’anni prima dopo avergli sottratto i risparmi dal comodino. Cerca ospitalità per la notte, prima di partire per la Cina, sostiene. Come il vecchio padre tradito (ma sarà proprio lui?), il lettore è rapito e trasportato dal turbine ciarliero del giovane che ipotizza, reinventa e trasfigura la banalità del reale che lo circonda. In libreria dal 13 ottobre I Pellicani si è guadagnato la menzione speciale Treccani 2019 come finalista al Premio Calvino.
A meno di un mese dalle elezioni che avevano assegnato la guida del paese a un nuovo esecutivo presieduto da Giulio Andreotti e a due settimane dall’omicidio Calabresi, il 31 maggio 1972, a Peteano vicino a Gorizia, una bomba esplode in una Fiat500 sulle rive dell’Isonzo uccidendo tre dei cinque carabinieri intervenuti in seguito a una telefonata anonima. Si brancola nel buio: da principio si sospetta una coppia militante di Lotta Continua che muore in un incidente automobilistico lasciando un figlio di tre anni. Segue un decennio di indagini fumose depistate dagli stessi inquirenti, ed è solo nel 1986 che si fa luce quando il reo confesso Vincenzo Vinciguerra svela i retroscena della strage e rivela le trame oscure della destra eversiva degli anni Settanta. Ripercorre le tappe di questa triste pagina di cronaca italiana, il romanzo “Di sangue e di ferro” che Luca Quarin ha appena pubblicato nella collana Scafiblù per la casa editrice Miraggi, ma racconta anche di Ferro, vittima di un intrigo politico di cui non conosce gli ingranaggi, protagonista di una storia nella Storia che racconta al lettore la genesi stessa del romanzo, facendo luce sulle mille menzogne che raccontiamo a noi stessi per costruire la nostra identità, e quelle che ci raccontano cui vogliamo credere per proteggerci dalla forza travolgente della realtà.
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