Lory Muratti & Andy (Bluvertigo) tornano insieme con un libro e un 45 giri. Muratti è un musicista e scrittore varesino che torna con un nuovo progetto, accompagnato dal musicista e cantante italiano, fondatore insieme a Morgan del gruppo musicale dei Bluvertigo.
Un libro scritto da Lory Muratti, ispirato e illustrato dai quadri visionari di Andy dei Bluvertigoche è anche un disco: un 45 giri (disponibile da Ottobre su vinile colorato) anticipato dal primo omonimo singolo.
Il testo del singolo “L’ora delle distanze” e il forte messaggio sociale in esso racchiuso prende vita dalle pagine del libro e in particolare dall’apertura della narrazione che ci svela la lotta quotidiana di un uomo che non vuole arrendersi all’incessante deriva di un mondo che ha perso la rotta e dimenticato l’importanza dei sogni. Un avvincente racconto ambientato dentro un mondo fatto di personaggi post-punk, glamour e rock’n’roll, coloratissimi, irriverenti e imprevedibili.
Un’opera inconsueta e coraggiosa che nasce dal riconoscersi e ritrovarsi dentro un immaginario che Lory Muratti e Andy hanno a lungo condiviso fino a trovare il momento adatto per dare voce a un comune sentire da cui nasce quest’opera realizzata a quattro mani.
“L’importanza di saper unire le forze – dichiara Andy – col passare del tempo acquista un valore prezioso. Il viaggio lisergico all’interno dei miei dipinti, scritto in un libro illustrato, accompagnato dalla musica ispirata e condivisa è un sogno che dopo tanti anni prende forma. Ringrazio Lory e i nostri complici per averci creduto. È un documento sincero di due sognatori.”
“La complicità ha varie forme – dichiara Muratti – ma quella che si manifesta attraverso la voglia di lasciarsi coinvolgere dal lavoro di chi ci viaggia accanto è in grado di creare mondi. Andy vede cose che vanno oltre ciò che appare allo sguardo. Per questo ho voluto cadere dentro quel suo universo facendolo diventare anche il mio e scoprire così assieme una nuova strada da percorrere e il senso profondo di quello che siamo.” Un progetto che si appresta a diventare anche un evento live in equilibrio tra concerto, teatro, installazione e Dj Set. Un’esperienza multimediale pensata per coinvolgere più sensi e per essere vissuta in profondità.
LORY MURATTI & ANDY BLUVERTIGO tornano assieme sulle scene con un libro illustrato e un 45 giri che compongono un progetto fuori dagli schemi, nato dalla voglia di“immaginare un presente dove i sogni e il colore resistono contro una realtà sempre più corrotta e in bianco e nero”.
“L’ora delle distanze”è un viaggio psychofantasy, dark e pop al contempo in cui musica, letteratura e pittura si fondono. Un libro scritto da Lory Muratti, ispirato e illustrato dai quadri visionari di Andy che è anche un disco: un 45 giri (disponibile da Ottobre su vinile colorato) anticipato dal primo omonimo singolo.
Il testo del brano è direttamente estrapolato dalle pagine del libro e riecheggia nelle immagini del videoclip diretto da Lory Muratti e girato a San Diego. È lì che i due artisti hanno voluto raccogliere un documento visivo che racconta di una nuova, dilagante indigenza. Come loro stessi raccontano:
“Ci siamo mossi fra strade che hanno smarrito i colori e si sono riempite di persone che non hanno più nulla. Lì abbiamo immaginato una realtà parallela, un mondo surreale dove soffia un vento pieno di nuova speranza”.
Partendo da qui, Muratti e Andy si sono messi idealmente in viaggio verso “Le distanze”, luogo-non luogo in cui si svolge la storia che hanno raccontato, con parole, musica e visioni,tra le pagine del libro e nel singolo che ne accompagna l’uscita.
Prende così vita un avvincente racconto ambientato in una “contro-realtà” fatta di personaggi post-punk, glamour e rock’n’roll, coloratissimi, irriverenti e imprevedibili. Un’opera inconsueta nata dentro un immaginario che i due hanno a lungo condiviso fino a trovare il momento adatto per dare voce a un comune sentire.
Un progetto che si appresta a diventare anche un evento live in equilibrio tra concerto, teatro, installazione e Dj set. Un’esperienza multimediale pensata per coinvolgere più sensi e per essere vissuta in profondità.
Lory Muratti è scrittore, musicista, regista, attore e dj. Nel 2005 pubblica il romanzo d’esordio “Valido per due” a cui fa seguito il libro+disco “Hotel Lamemoria” (2007) entrambi editi sotto lo pseudonimo “Tibe”. Musica e narrativa continuano a incontrarsi nelle sue opere con i successivi “Scintilla” (2013), “Lettere da Altrove” (2020) e “Torno per dirvi tutto (2022). Sul fronte visivo si occupa di video-arte e videoclip musicali. Le sue installazioni come sound designer lo hanno portato fino a “Luminale Frankfurt 2010” e “Biennale di Venezia 2011”. Sviluppa i suoi progetti all’interno del laboratorio creativo e casa di produzione “the house of love” che dirige in un ex ricovero barche affacciato sulle sponde del Lago di Monate.
Andy è musicista, pittore, dj e produttore. Nei primi anni ’90 fondacon Morgani “Bluvertigo” con i quali pubblica tre album, un disco live (MTV Storytellers) e una raccolta di successi conquistando un “MTV Music Awards” e rendendosi protagonista di numerosi tour, cinque partecipazioni al Festival di Sanremo e altrettante al concerto del Primo Maggio.
Opinionista televisivo, dj nei club e nei festival di tutta Italia, produttore di band emergenti, è da sempre attratto dalle arti figurative. L’originale rappresentazione della contemporaneità attraverso l’uso del colore fluorescente, centro vitale della sua diversificata produzione artistica, gli ha consentito di raggiungere un successo internazionale valendogli collaborazioni con marchi quali Coveri, Carlsberg, Iceberg, Redbull, Fiat, Huawei e molti altri.
Da martedì 17 settembre, sarà in libreria, in radio e disponibile in digitale “L’ORA DELLE DISTANZE”, il romanzo edito da Miraggi Edizioni e l’omonimo singolo, pubblicato da Riff Records.
Lory Muratti & Andy si incontrano in un progetto fuori dagli schemi “per immaginare un presente dove i sogni e il colore resistono contro una realtà sempre più corrotta e in bianco e nero”.
L’ora delle distanze è un viaggio psychofantasy, dark e pop al contempo in cui musica, letteratura e pittura si fondono. Un libro scritto da Lory Muratti, ispirato e illustrato dai quadri visionari di Andy dei Bluvertigo che è anche un disco: un 45 giri anticipato dal primo omonimo singolo.
Il testo del singolo “L’ora delle distanze” e il forte messaggio sociale in esso racchiuso prende vita dalle pagine del libro e in particolare dall’apertura della narrazione che ci svela la lotta quotidiana di un uomo che non vuole arrendersi all’incessante deriva di un mondo che ha perso la rotta e dimenticato l’importanza dei sogni. Un avvincente racconto ambientato dentro un mondo fatto di personaggi post-punk, glamour e rock’n’roll, coloratissimi, irriverenti e imprevedibili.
Un’opera inconsueta e coraggiosa che nasce dal riconoscersi e ritrovarsi dentro un immaginario che Lory Muratti e Andy hanno a lungo condiviso fino a trovare il momento adatto per dare voce a un comune sentire da cui nasce quest’opera realizzata a quattro mani.
“L’importanza di saper unire le forze – dichiara Andy – col passare del tempo acquista un valore prezioso. Il viaggio lisergico all’interno dei miei dipinti, scritto in un libro illustrato, accompagnato dalla musica ispirata e condivisa è un sogno che dopo tanti anni prende forma. Ringrazio Lory e i nostri complici per averci creduto. È un documento sincero di due sognatori.”
“La complicità ha varie forme – dichiara Muratti – ma quella che si manifesta attraverso la voglia di lasciarsi coinvolgere dal lavoro di chi ci viaggia accanto è in grado di creare mondi. Andy vede cose che vanno oltre ciò che appare allo sguardo. Per questo ho voluto cadere dentro quel suo universo facendolo diventare anche il mio e scoprire così assieme una nuova strada da percorrere e il senso profondo di quello che siamo.”
Un progetto che si appresta a diventare anche un evento live in equilibrio tra concerto, teatro, installazione e Dj Set. Un’esperienza multimediale pensata per coinvolgere più sensi e per essere vissuta in profondità.
Lory Muratti è scrittore, musicista, regista, attore e dj. Nel 2005 pubblica il romanzo d’esordio “Valido per due” a cui fa seguito il libro+disco “Hotel Lamemoria” entrambi editi sotto lo pseudonimo “Tibe”. Musica e narrativa continuano a incontrarsi nelle sue opere con i successivi “Scintilla”, “Lettere da Altrove” e “Torno per dirvi tutto”. Sul fronte visivo si occupa di video-arte e videoclip musicali. Le sue installazioni come sound designer lo hanno portato fino a “Luminale Frankfurt 2010” e “Biennale di Venezia 2011”. Sviluppa i suoi progetti all’interno del laboratorio creativo e casa di produzione “the house of love” che dirige in un ex ricovero barche affacciato sulle sponde del Lago di Monate.
Andy è musicista, pittore, dj e produttore. Nei primi anni 90 fonda con Morgan i “Bluvertigo” con i quali pubblica tre album, un disco live e una raccolta di successi conquistando un “MTV Music Awards” e rendendosi protagonista di numerosi tour, cinque partecipazioni al Festival di Sanremo e altrettante al concerto del Primo Maggio.
Opinionista televisivo, dj nei club e nei festival di tutta Italia, produttore di band emergenti, è da sempre attratto dalle arti figurative. L’originale rappresentazione della contemporaneità attraverso l’uso del colore fluorescente, centro vitale della sua diversificata produzione artistica, gli ha consentito di raggiungere un successo internazionale valendogli collaborazioni con marchi quali Coveri, Carlsberg, Iceberg, Redbull, Fiat, Huawei e molti altri.
LORY MURATTI & ANDY “BLUVERTIGO” TORNANO ASSIEME SULLE SCENE CON UN 45 GIRI E UN LIBRO
IN RADIO E IN DIGITALE “L’ORA DELLE DISTANZE”
IL SINGOLO SCRITTO A QUATTRO MANI ISPIRATO ALL’OMONIMO ROMANZO
Sarà in radio e disponibile in digitale “L’ORA DELLE DISTANZE”, il singolo (Riff Records / the house of love) che accompagna la pubblicazione dell’omonimo romanzo (Miraggi Edizioni). Lory Muratti & Andy si incontrano in un progetto fuori dagli schemi “per immaginare un presente dove i sogni e il colore resistono contro una realtà sempre più corrotta e in bianco e nero”.
L’ora delle distanze è un viaggio psychofantasy, dark e pop al contempo in cui musica, letteratura e pittura si fondono. Un libro scritto da Lory Muratti, ispirato e illustrato dai quadri visionari di Andy dei Bluvertigo che è anche un disco: un 45 giri (disponibile dal 4 Ottobre su vinile colorato) anticipato dal primo omonimo singolo.
Il testo del singolo “L’ora delle distanze” e il forte messaggio in esso racchiuso prende vita dalle pagine del libro e in particolare dall’apertura della narrazione che ci svela la lotta quotidiana di chi non vuole arrendersi all’incessante deriva di un mondo che, avendo dimenticato l’importanza dei sogni, ha perso ogni colore. Un avvincente racconto ambientato dentro una realtà parallela fatta di personaggi post-punk, glamour e rock’n’roll, coloratissimi, irriverenti e imprevedibili.
Un’opera inconsueta e coraggiosa che nasce dal riconoscersi e ritrovarsi dentro un immaginario che Lory Muratti e Andy hanno a lungo condiviso fino a trovare il momento adatto per dare voce a un comune sentire da cui nasce quest’opera realizzata a quattro mani.
“L’importanza di saper unire le forze – dichiara Andy – col passare del tempo acquista un valore prezioso. Il viaggio lisergico all’interno dei miei dipinti, scritto in un libro illustrato, accompagnato dalla musica ispirata e condivisa è un sogno che dopo tanti anni prende forma. Ringrazio Lory e i nostri complici per averci creduto. È un documento sincero di due sognatori.”
“La complicità ha varie forme – dichiara Muratti – ma quella che si manifesta attraverso la voglia di lasciarsi stupire e coinvolgere dal lavoro di chi ci viaggia accanto è in grado di creare mondi. Andy vede cose che vanno oltre ciò che appare allo sguardo. Per questo ho voluto cadere dentro quel suo universo facendolo diventare anche il mio e scoprire così assieme una nuova strada da percorrere e il senso profondo di quello che siamo.”
Un progetto che si appresta a diventare anche un evento live in equilibrio tra concerto, teatro, installazione e Dj set. Un’esperienza multimediale pensata per coinvolgere più sensi e per essere vissuta in profondità.
Lory Muratti è scrittore, musicista, regista, attore e dj. Sul fronte visivo si occupa di video-arte e videoclip musicali. Le sue installazioni come sound designer lo hanno portato fino a “Luminale Frankfurt 2010” e “Biennale di Venezia 2011”. Sviluppa i suoi progetti all’interno del laboratorio creativo e casa di produzione “the house of love”
Andy è musicista, pittore, dj e produttore. Nei primi anni ’90 fonda con Morgan i “Bluvertigo” con i quali pubblica tre album, un disco live (MTV Storytellers) e una raccolta di successi conquistando un “MTV Music Awards” e rendendosi protagonista di numerosi tour, cinque partecipazioni al Festival di Sanremo e altrettante al concerto del Primo Maggio. L’originale rappresentazione della contemporaneità attraverso l’uso del colore fluorescente, centro vitale della sua diversificata produzione artistica, gli ha consentito di raggiungere un successo internazionale.
Andy e Lory Muratti mandano alle stampe e sulle piattaforme musicali un nuovo progetto: musica, colori e letteratura nella novità “L’ora delle distanze”.
Serve un po’ di colore. No. Ne serve tanto. Ne occorre per tornare a riempire le vite che – è stato il lockdown? È il segno dei tempi? – sembra scomparso dalla vita di troppi. E le ricadute si vedono, si sentono, si leggono nelle cronache di tutti i giorni. Un mondo che Andy Fluon e Lory Muratti hanno interpretato in un singolo e in un libro in forma narrativa e in musica: è “L’ora delle distanze”. Che parte da un punto fermo, che è un manifesto programmatico: il video in bianco e nero che accompagna il brano a quattro mani in cui “qui nella controcorrente ci sentiamo gli stessi di prima, ma ci sentiamo danneggiati”, perché quello che è successo nella piccola, enorme era covid è scavare uno sprofondo tra sé e gli altri, ma anche tra sé e la relazione con se stessi. Il singolo è nelle radio e disponibile in digitale da martedì 17 settembre. Dal 4 ottobre diventa anche un 45 giri su vinile colorato, ovviamente.
Andy Fluon, Lory Muratti e “L’ora delle distanze”: ricostruire una relazione che è colore
Serve allora altro, dicono Andy e Muratti, occorre ricostruire una relazione che è colore. Quello che racconta la sinossi del romanzo che affianca il singolo, editore Miraggi: “Il Pusher del Colore è prigioniero di un cerchio rituale: di giorno, come sotto un incantesimo, è costretto a seguire le indicazioni di una misteriosa donna che esiste solo al telefono, per conto della quale spaccia dosi di emozioni acriliche agli abitanti disorientati e anestetizzati di un mondo in bianco & nero”.
Andy Fluon, Lory Muratti e “L’ora delle distanze”: il romanzo
Chi conosce Andy sa che il suo universo artistico si annida lì dentro: i colori esplosi, l’impronta figlia degli anni Ottanta e attualizzata di tempo in tempo, l’apparenza che non è mai fine a se stessa, ma un modo per esserci, collettivamente – con una sensibilità sociale che il cofondatore dei Bluvertigo ha sempre ribadito, in musica e non solo. “Di notte si rifugia nel suo laboratorio alle porte di una grande città – si legge ancora nella sintesi del romanzo di 118 pagine – per sottoporsi a una trasfusione di colore che lo porterà a viaggiare dentro le sue stesse opere. Un rito iniziatico grazie al quale torna a essere Fluon, pittore lisergico, autore delle creature che popolano la dimensione delle distanze. In una notte senza fine, tra il Killer del Phon, la Regina, l’Uomo dell’Interludio, il Violinista Appeso e un’infinita schiera di icone e personaggi surreali dovrà risolvere il mistero che lui stesso ha creato per poter ritrovare la strada del ritorno”.
Le pagine seguono il ritmo della storia e allo stesso tempo si riempiono delle illustrazioni del monzese, ma hanno una spalla musicalmente narrativa nel singolo, fratello inequivocabile del testo con la complicità di Lory Muratti. “L’ora delle distanze” è uscito martedì (Riff Records / the house of love) e risponde all’esigenza di “immaginare un presente dove i sogni e il colore resistono contro una realtà sempre più corrotta e in bianco e nero”.
Andy Fluon, Lory Muratti e “L’ora delle distanze” progetto “psychofantasy, dark e pop”
Psychofantasy, dark e pop sono le categorie utilizzate per descrivere il progetto: sono vere tutte e allo stesso tempo non bastano per descrivere un prodotto maturo che affonda le radici nello stretto presente (la pandemia) ma riesce a farne canone di un sintomo più ampio del contesto sociale in cui forse – dicono gli autori – la rinuncia ai sogni (il colore) si traduce in arrendevolezza, qualche volta rabbia, disagio, incapacità di un qualsiasi slancio vero l’immaginazione e quindi verso un altro mondo di interpretare la vita, che si traducono in un bianco e nero senza alibi, crudo e schietto, come i volti degli autori che passano sullo schermo. Un progetto, scrivono, che si appresta a diventare anche un evento live in equilibrio tra concerto, teatro, installazione e Dj set: “Un’esperienza multimediale pensata per coinvolgere più sensi e per essere vissuta in profondità”.
I due artisti condividono un progetto che attraversa musica, pittura e letteratura e spinge a ribellarsi alla deriva del mondo.
Da martedì 17 Settembre, sarà in libreria, in radio e disponibile in digitaleL’ora delle Distanze, il romanzoedito da Miraggi Edizioni e l’omonimo singolopubblicato da Riff Records. Lory Muratti & Andy si incontrano in un progetto fuori dagli schemi“per immaginare un presente dove i sogni e il colore resistono contro una realtà sempre più corrotta e in bianco e nero”. L’ora delle distanze è un viaggio psychofantasy, dark e pop al contempo in cui musica, letteratura e pittura si fondono. Un libro scritto da Lory Muratti, ispirato e illustrato dai quadri visionari di Andy dei Bluvertigo che è anche un disco: un 45 giri (disponibile da ottobre su vinile colorato) anticipato dal primo omonimo singolo. Il testo del singoloL’ora delle distanzee il forte messaggio sociale in esso racchiuso prende vita dalle pagine del libro e in particolare dall’apertura della narrazione che ci svela la lotta quotidiana di un uomo che non vuole arrendersi all’incessante deriva di un mondo che ha perso la rotta e dimenticato l’importanza dei sogni. Un avvincente racconto ambientato dentro un mondo fatto di personaggi post-punk, glamour e rock’n’roll, coloratissimi, irriverenti e imprevedibili. Un’opera inconsueta e coraggiosa che nasce dal riconoscersi e ritrovarsi dentro un immaginario che Lory Muratti e Andy hanno a lungo condiviso fino a trovare il momento adatto per dare voce a un comune sentire da cui nasce quest’opera realizzata a quattro mani.
Lory Muratti, musicista e scrittore, e Andy dei Bluvertigo, musicista e pittore, firmano una singolare collaborazione che si concretizza nella pubblicazione di un nuovo romanzo di Muratti ispirato alle opere visive di Andy accompagnato da due brani realizzati in coppia: “L’ora delle distanze” è il titolo di uno dei due brani e del romanzo (l’altra canzone è “La caduta”). Abbiamo incontrato Muratti e Andy per una conversazione in cui raccontano il loro progetto congiunto: qui di seguito il video.
Di Zátopek avevo già sentito parlare, o letto degli aneddoti da qualche parte sul web, e l’immagine di quest’uomo e della sua leggendaria caparbietà mi era rimasta curiosamente impressa. Per questa ragione, quando mi sono trovata tra le mani Zátopek. Quando non ce la fai più, accelera!, ho pensato fosse arrivata l’occasione giusta per approfondire la sua storia.
Zátopek. Quando non ce la fai più, accelera! è una graphic novel nata dallo sforzo congiunto di Jan Nováke Jaromír99 e giunta in Italia grazie alla casa editrice torinese Miraggi Edizioni e alla traduzione di Stefano Baldussi. La storia è quella di Emil Zátopek, atleta cecoslovacco di fama internazionale e figura di particolare rilievo del XX secolo.
Disegni dai tratti spigolosi, pochi colori primari che creano un contrasto austero tra tinte calde e fredde rendendo l’atmosfera rigida e talvolta opprimente… l’opera dedicata al grande corridore riesce a trasportarti subito in un mondo altro, altrettanto spigoloso e ormai distante anni luce da quello che oggi conosciamo.
Ci troviamo del resto in un periodo storico particolarmente caldo, tanto per l’Europa quanto per l’allora Cecoslovacchia, dove Zátopek nasce all’inizio degli anni ’20. Emil si trova infatti a dover affrontare prima il periodo del nazismo, poi la guerra, e subito dopo il comunismo con l’influenza dell’URSS. Sono anni di cambiamenti radicali, tanto forti da segnare con la stessa forza, inesorabilmente, anche la vita privata, le scelte e i rapporti tra le persone.
Zátopek si muove in questo contesto cercando di fare del suo meglio, sbarcando il lunario con un semplice impiego in una fabbrica di scarpe, ma scoprendo ben presto il mondo dello sport e dell’atletica proprio grazie a una competizione organizzata dal calzaturificio.
Uno degli aspetti interessanti della narrazione è ciò che traspare del rapporto di Emil con gli organi di potere: emerge con chiarezza una continua ricerca di libertà, comune a molte personalità sportive del tempo, che tuttavia non portasse a destare preoccupazione negli alti livelli, attenti a mantenere una determinata immagine del paese anche attraverso i propri rappresentanti in ambito sportivo.
Il libro non si limita però a celebrare le vittorie e la figura di Zátopek, ma esplora anche la dimensione della sua vita personale, segnata in qualche modo anch’essa dalla stessa disciplina ferrea che Emil applicava alla corsa.
Zátopek. Quando non ce la fai più, accelera! è un’opera che coinvolge, ispira e commuove, unendo la Storia più grande a quella più personale di una figura straordinaria che, grazie a una determinazione e una forza fuori dal comune, ha saputo scrivere una pagina importante dello sport e non solo.
Quando cinque anni fa Sergio La Chiusa, palermitano d’origine e milanese d’adozione, fu finalista al Premio Calvino e premiato con la Menzione Speciale Treccani per il romanzo I Pellicani, poi pubblicato da Miraggi, ci fu chi ne salutò l’eterodossia rispetto alle forme narrative dominanti. Ispirato a maestri della letteratura umoristica come Gombrowicz e Beckett, quell’esordio in prosa di un ex-poeta attestava in effetti doti stilistiche non comuni, un senso pronunciato dell’assurdo e la capacità di osare senza manierismi il richiamo a certi capisaldi del modernismo letterario. Oggi sappiamo che quel libro fu scritto tra una fase e l’altra del lavoro quasi ventennale a un’opera più ampia, ora proposta con altrettanto coraggio dallo stesso editore torinese: Ilcimiterodellemacchine(Miraggi, pp. 400, euro 26) è un romanzo – mondo esaltante e benefico, perché dimostra come l’arte nata con Rabelais e Cervantes possa ancora esercitarsi in piena libertà.
ILBELLO è che fa ridere e non spaventa: il protagonista si chiama Ulisse Orsini, la sua peregrinazione estiva nella «città delle opere» (o «della moda e degli eventi») ammicca tanto all’antenato joyciano quanto al progenitore acheo di entrambi, la rete intertestuale è fitta e sfacciata nel chiamare in causa altre pietre miliari della cultura occidentale, letterarie quanto figurative o spirituali, eppure il romanzo non pecca né di grandeur né di epigonismo. Alto e basso vi si amalgamano anzi con una tale divertita disinvoltura da non lasciare dubbi sulle intenzioni dell’autore: abbordare ogni stortura del nostro presente con un mezzo più duttile possibile, sia linguisticamente sia nella composizione, e farlo attraverso un protagonista sfigato per bene, ma privo di una dimensione tragica. Orsini è infatti un quarantenne senza più lavoro, trascurato e depresso di conseguenza, indebitato quanto basta, che vive da solo fra condòmini più o meno molesti e da uno di questi si lascia avviare alla prima tappa del suo smarrimento: nel palazzo fatiscente dove ha sede l’ambulatorio del dottor Klammermann, kafkiano per nome e imperscrutabilità.
È solo l’inizio, ma già qui il narratore s’immischia parlando per sé e il proprio personaggio alla prima persona plurale, con il disincanto di chi sa quando rompere la finzione perché sa anche come ripristinarla, per poi di stazione in stazione concedersi divagazioni, accumuli, proliferazioni a latere che illuminano direttamente aspetti del reale. Il quale per il resto è qui trasfigurato in un cosmo metropolitano ad alto tasso immaginifico, non importa se si tratta di un artista mancato fattosi prete o di una venere dell’immondizia, di un bordello o di un reparto geriatrico: sempre le vicende di Orsini attraversano luoghi e s’imbattono in esseri di sorprendente vividezza e icasticità, e la sorte bislacca e inconcludente che sembra perseguitarlo nella prima parte è solo la premessa della sua avventura centrale – poiché a un eroe dei nostri tempi può toccare, nel migliore dei casi, di finire in una discarica.
È QUESTOILCIMITERO delle macchine: lo scenario alla periferia di una Milano mai nominata ma ben riconoscibile dove convergono gli estromessi di un sistema votato alla catastrofe. Ci sono i giovani incendiari, che dibattono puerilmente da posizioni ideologiche complementari ma inconciliabili, le antispeciste che indossano la mascherina per non ingerire i moscerini, gli imbrattamuri infoiati, il palestinese in crisi post-traumatica e la
naturista gravida. Ma soprattutto c’è Lazzaro Lanza, guru del «Movimento per la sopravvivenza dell’umanità» nonché imbianchino con l’Ape, capace di affondi profetici sull’oggi come di dialoghi notturni con Lao Tzu e altri «intellettuali insonni», e parente figurale sì di Gesù, giacché toccherà anche a lui una via crucis sui generis con annessa ascensione, ma anche del Franchino di Fantozzi, con pari dignità.
Non è tuttavia tra i rifiuti e gli scarti del capitale che finirà la deriva di Ulisse Orsini, né a Lanza basterà teorizzare ai margini, intenzionato com’è a conquistare il centro urbano con un nutrito seguito di diseredati inneggianti alla rivoluzione. Il trionfo pseudo-apocalittico in cui tutto culmina, prima del congedo di un Orsini sfrattato e spogliato, si sdoppia: ora in due varianti opposte e soltanto sognate di un diluvio che sommerge la città, ora in un ingresso cristico nella medesima che, quando non finisce a manganellate, è la farsa di un anzianotto accolto con ogni onore dalle autorità. Smarrito pure lui, non fosse per un’irresistibile ostia al cioccolato.
QUI l’articolo originale: https://ilmanifesto.it/archivio?autore=Stefano%20Zangrando
Quando nel 1926, in una nota a “Il Castello”, Max Brod divulga la volontà di Franz Kafka di fare terminare il romanzo con la morte dell’agrimensore K. proprio quando dal castello arriva la concessione all’uomo di poterci vivere e lavorare, Kafka apre una questione mai risolta sul rapporto tra essere umano e libertà.
Già nel quinto paragrafo del quinto libro di Fëdor Dostoevskij, “I fratelli Karamazov”, dal titolo “Il Grande Inquisitore”, l’autore russo mette l’Inquisitore nella condizione accusatoria contro il Cristo ritornato, che aveva tentato di portare la libertà a un popolo non in grado di riconoscerla e di usufruirne. In questo al pari di Vasilij Vasil’evič Rozanov, che nel suo “La leggenda del grande inquisitore” analizza quel rapporto in seno al potere ecclesiastico, vero responsabile della deriva nichilistica dell’essere umano, allontanato da se stesso e da Dio.
Perché sei venuto a infastidirci?, dice l’Inquisitore a Cristo, disvelando quell’inquietante verità del bisogno di un’autorità che governi e induca l’illusione di felicità negli uomini, che è una finta libertà, che acquieta e abiura l’incertezza.
La domanda viene ripetuta ancora, è il cardine di un consolidamento di potere, perché è nel binomio potere-libertà che l’Uomo fa i conti con la persecuzione, la solitudine e la colpa dinnanzi all’autorità.
Il terribile e ingegnoso spirito, lo spirito dell’autodistruzione e del non essere, – continua il vecchio, – il grande spirito parlò con Te nel deserto, e ci è stato tramandato nelle scritture che egli Ti avrebbe «tentato».
E prosegue, “I fratelli Karamazov”, col dubbio su chi fosse nel giusto, se Cristo o colui che l’interrogò.
In questa enunciazione vi è la forte opposizione dell’essere e del non essere, che è propria del gioco sottile del potere, che tenta di annientare qualsiasi volontà. L’Uomo acconsente perché il peso della libertà è insopportabile. L’irresolutezza, secondo l’Inquisitore, condurrà l’essere umano a innalzare una nuova Torre di Babele al posto del Tempio di Dio, in mezzo alla pena, agli affamati, ai torturati, nel ciarpame e nelle discariche del mondo. E in questo inganno consisterà la sofferenza. Nel non trovare un posto nel Castello, nel non poter incontrare Klamm, il sommo funzionario, sfuggente, iperboreo, a cui K. vuole rivolgersi per risolvere la sua situazione. In ceco “klam” significa inganno, illusione, e tale sarà il funzionario, le cui competenze non verranno mai esperite nel romanzo.
Ulisse Orsini invece non ha nessuno a cui rivolgersi. Nella sua innocua nullità non ha nemmeno un Mefistofele moderno che gli insidi l’anima. Ulisse Orsini è un ultimo, un esodato, un rifiuto, una crosta purulenta, un ibrido umanoide senza identità. Ce l’aveva, Ulisse Orsini, ma l’ha persa. È stato costretto, Ulisse Orsini, ad andare via da casa, dal lavoro, dalla società. Ulisse Orsini non esiste più. E al suo creatore, Sergio La Chiusa, non resta altro che regalargli la parte in un romanzo per tenerlo in vita, da cui entra ed esce, con un “tu”, con un “noi”, a seconda di chi lo segue, se i lettori da soli o insieme a lui, il protagonista, lo scrittore e chissà chi.
Calma però, calma: Ulisse non sa d’essere in un romanzo: è un personaggio serio, a suo modo, e invece di perdere tempo mettendo in discussione i ruoli cerca una via d’uscita.
Lo inducono ad andare dal dottor Klammerman, il deus ex machina, in ospedale, che il suo sia un caso clinico?, quest’Ulisse che sragiona, che non sa che farsene della sua libertà, ora che la società non lo vede più.
Ma è l’inizio di un’odissea tra gli antispecisti, tra statue e manichini, in un condominio frequentato da fantasmi, tra incendiari ed enigmisti, con la sua valigia piena di vestiti o di niente, come un moderno “Bad Boy Bubby”, alienato, visionario pronto a tutto, che non è capace di ribellarsi, o per meglio dire, che in una smaniosa, affettata e quanto mai disperata ribellione non trova la felicità. E allora vaga tra discariche e relitti umani scambiati per guru, mentre Sergio La Chiusa svuota le frasi del superfluo, quei pensieri che a Ulisse Orsini mancano, vanno e vengono si fanno ipotattiche paralisi dinnanzi all’abisso.
Come aveva fatto nei precedenti testi, La Chiusa, “Che ci facevo sulle scale di un caseggiato in rovina?La mia situazione mi sembrava così irreale che sospettai di essermi inventato tutto (“I Pellicani”, pubblicato da Miraggi Edizioni, finalista al Premio Italo Calvino – Menzione Treccani; al Premio Bergamo, al Premio Giuseppe Berto e al Premio Megamark) e “Tali interrogativi mi spaventano e m’allontanano pericolosamente dalla realtà” (“Madre nel cassetto”, pubblicato da Industria & Letteratura), dicevo, come aveva fatto nei precedenti testi, lo scrittore induce il suo protagonista in una realtà deliroide fatta di frasi stroboscopiche sapientemente dosate, che allargano la visione del lettore e la costringono a vedere tutto in primo piano, non esiste più la tridimensionalità, la visione di fondo, ogni cosa è percepibile accanto all’altra, senza soluzioni di continuità ma con forme nitide e riconoscibili nonostante non siano scisse dalle altre.
A La Chiusa non resta che l’ironia, il tragico umorismo come primordiale autocoscienza del personaggio, in questi tempi in-drammatici e non più tragici. E così Cristo torna tra noi, in una versione burlesque e anacronistica alla James Ensor, autore del quadro che lo stesso La Chiusa cita nel romanzo, “L’entrata di Cristo a Bruxelles”, un’opera pittorica del 1889, in cui Gesù è attorniato dalla trasfigurazione epigonale di categorie ridicole. Buffoni, medici, paladini, maschere da ruolo sociale. Quest’opera è da subito ribattezzata “L’ingresso di Cristo nella città della moda e degli eventi nel 2004”, alludendo a Milano, nella sua impostura più spietata, città finta e di superficie.
«Cari concittadini, come potete vedere vi abbiamo riportato Gesù in persona, la nostra giunta comunale ha lavorato a lungo per arrivare a questo risultato che ci ha permesso di vincere un’agguerrita concorrenza internazionale. Tutte le capitali europee se lo contendevano: Parigi, Berlino, perfino Londra, che avrebbe voluto metterlo in coppia con la regina ed esibirli insieme a Buckingham Palace, e più tardi al museo delle cere, e siamo davvero onorati che nonostante le molte proposte alla fine Gesù abbia scelto la capitale morale del Belpaese per ripresentarsi nell’arena pubblica, e ciò è motivo d’orgoglio per la nostra città delle opere, sempre all’avanguardia, sempre un passo avanti… Ma ora basta! Ve l’abbiamo fatto vedere!».
Il Cristo pare vacillare, non è più di questi tempi, il Grande Inquisitore l’ha spodestato, tra palestrati, assessori, imprenditori, tutti a chiedere sciocchezze da talk show, incapaci di focalizzare le questioni essenziali. Sindaco e Cristo, come ne “I fratelli Karamazov”, solo che ora è una farsa, la farsa dei pomeriggi in tv, degli esperti che vedono talenti dappertutto, anche se il talento è fuggitivo ed è meglio che quello vero si disperda, liquefatto dalla prestazione posticcia di un qualsiasi saltimbanco da circo, fino a distorcere la parabola dei talenti.
Perché oggi si preferisce il fenomeno e tra tutti il morto singolo, fenomeno dei fenomeni, quello empatico, che scippa una lacrima al tizio seduto in poltrona a casa sua.
E chi vuole la verità?
Sono io il vero Ulisse, il signore è un impostore. Un personaggio! Posticcio e inattendibile pure come personaggio!
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