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Recensione a «Il cimitero delle machine» su Exlibris2.0

Recensione a «Il cimitero delle machine» su Exlibris2.0

di Laura Ghidini

Il cimitero delle macchine di Sergio La Chiusa è un romanzo coinvolgente nel senso più stretto del termine: l’autore usando la prima persona plurale, fa sembrare che il protagonista e la sua storia siano nelle mani del lettore e che insieme lo si plasmi e ne si diriga le sorti, in una sorta di Truman show di tempi moderni.

Un modo davvero inusuale e “furbo” per farci sentire parteci del destino del nostro eroe. 

“L’ abbiamo detto che è solo? No? Lo diciamo adesso e anzi, dato che la famiglia è un impaccio per il nostro romanzo, diciamo pure che ha perso entrambi i genitori così ci siamo levati di dosso un po’ di zavorra biografica”.

Il nostro protagonista (ecco, ho ceduto alle lusinghe dell’autore cadendo nel suo tranello) si chiama Ulisse Orsini.

Un nome impegnativo che suppone una vita movimentata fatta di viaggi, avventure e incontri.

Ma più che al famoso progenio, il nostro Ulisse sembra più un Don Chisciotte de nojaltri. 

Siamo stati davvero ingenerosi con il nostro protagonista (ops, ci sono cascata di nuovo)… abbiamo deciso debba essere troppo lungo e magro con braccia e gambe svitate e scricchiolanti.

Imbranato, sfigato, cammina sfruttando la striscia d’ombra lungo i muri in balia di persone ed eventi.

E infatti quando il poveretto si trova improvvisamente disoccupato, sfrattato e senza un soldo, non trova di meglio da fare che errare in pigiama per una Milano che La Chiusa fa sembrare post apocalittica, con una valigia piena di tutto ciò che gli resta: la sua biancheria intima.

Con una scrittura originale e una creatività espressiva tragico/umoristica, faremo scoprire al nostro (!) Ulisse nel suo vagabondare tra emarginati, Guru e fuori di testa che vogliono salvare il mondo, lo stridente contrasto tra edifici sciccosi su cui troneggiano le pubblicità patinate con modelli vestiti all’ultima moda e gli ambienti in cui si trovano a galleggiare i derelitti che, inevitabilmente, escono nelle tenebre e coi quali si accompagnerà.

Viene rapito e liberato, si unisce ai salvatori e alla loro lotta per sopravvivenza dell’umanità partecipando a improbabili cortei, diffondendo volantini “Anche tu puoi riformare il mondo. Movimento di Lazzaro Lanza imbianchino e riformatore del mondo. Per informazioni tel xxx disponibile anche per tinteggiature”, brucia auto contro il sistema capitalistico. 

È preso da un vortice. È questo il vero lui o quello pacato e mite del prima?

D’altra parte è solo al mondo, l’Orsini.

“Pedagoghi tutti intorno a sostenere i primi passi: madri, padri, maestri d’asilo e delle elementari, insegnanti di italiano e matematica, di sostegno per i più riluttanti, e più avanti, per farsi strada in società, tutta una serie di tutori patrocinatori che indirizzano, raccomandano, procurano posti. Ulisse Orsini, invece, non ha nessuno cui rivolgersi. Non ha avuto il privilegio di un Dante per esempio: Nel mezzo del cammino della vita non si è presentato il suo idolo di gioventù uscito da un poster a prestargli soccorso nella selva di rate e bollette, tirarlo fuori dal suo monolocale in affitto e organizzargli un percorso di conoscenza articolato in tre cantiche e Cento Canti in terzine endecasillabi”.

Ma il nostro protagonista è più duro di quanto pensiamo e “tiene botta” negli incontri a volte aspri con il popolo del cimitero delle macchine nel quale trova accoglienza e rifugio.

Probabilmente fa suo il detto “Se non li puoi sconfiggere unisciti a loro” pur non essendo previsto dal nostro copione. 

E torniamo al Truman show. 

Ce la farà a emergere dall’incubo in cui lo abbiamo gettato?

QUI l’articolo originale: https://www.exlibris20.it/il-cimitero-delle-macchine-di-sergio-la-chiusa/

Recensione a «Malapace» di Francesca Veltri su Exlibris 2.0

Recensione a «Malapace» di Francesca Veltri su Exlibris 2.0

di Federico Preziosi

Titolo emblematico, tematica attuale, storia antica. No, non è una nuova puntata editoriale sul conflitto russo-ucraino o israeliano-palestinese che angoscia i nostri giorni, sebbene i due principali focolai del presente abbiano molta attinenza con i contenuti di questo libro. Malapace (Miraggi) è un romanzo nato dalla riformulazione di uno scenario storico non molto approfondito in verità tra i banchi di scuola. Parliamo della Francia della Repubblica di Vichy, argomento che l’autrice, Francesca Veltri, ha affrontato per ragioni professionali.

Come l’Italia, anche se per diverse dinamiche, la Repubblica transalpina era divisa in due parti durante la Seconda Guerra Mondiale, in un arco di tempo che va dal 1940 al 1945, ben più lungo rispetto alla separazione avvenuta di fatto all’indomani dell’8 settembre del 1943 sul territorio italiano. La parte meridionale della Francia, convenzionalmente chiamata Repubblica di Vichy, era di fatto un satellite del Terzo Reich sebbene si dichiarasse neutrale sulla carta. Dopo l’invasione nazista e l’occupazione del nord del paese, lo Stato francese aveva trovato un compromesso per sopravvivere in quanto entità politica e culturale, accettando una condizione di “malapace”, volendo estendere il titolo del libro al contesto storico fin da subito.

Fatte queste doverose seppure sbrigative premesse, il titolo dell’opera e l’ambito in cui la vicenda si snoda costituiscono elementi già sufficientemente precisi su cui incardinare qualche riflessione utile per il presente, perché in letteratura è necessaria una ricerca di natura esistenziale e spirituale: laddove l’attuale interroga il presente è necessario attingere al passato per poter arrivare a deduzioni più vaste e complete da parte della nostra coscienza.
Francesca Veltri ci guida in questo processo con ponderatezza, ma altrettanta decisione, e nel definire personaggi credibili, tra loro complementari eppure opposti, attraversa una serie di situazioni e stati d’animo talmente intricati da rendere così bene la tragedia che si consuma pagina dopo pagina. La Storia non può essere solo un fatto memoriale, si caratterizza per atti, azioni che in determinanti momenti vanno oltre le ideologie e le convinzioni personali. Pertanto non mi soffermerò sui caratteri principali dei protagonisti, preferisco lasciare al lettore l’onere di empatizzare con François, Antoine, Martine e Jean-Pierre; chi legge ha il diritto di regalarsi un giudizio pieno o parziale, riflettere doverosamente e vivere l’azione come se si svolgesse sulla propria pelle.

Da parte mia, invece, cercherò di addentrarmi nello spirito che caratterizza il romanzo e nella complessità che i contesti e le convinzioni personali generano, nell’intento di deragliare da un dibattito attuale dominato dall’opinionismo da talk show, più interessato a eccitare gli animi che a ragionare. Non è importante maturare immediatamente un’idea definita, questo non è un romanzo che intende osannare i vinti e crocifiggere i vincitori, ma è pur sempre un testo che ribadisce la labilità tra idea e coerenza al cospetto della necessità. Le parole di Francesca Veltri tentano di andare oltre determinate contrapposizioni, la Storia è terreno comune quando riesce a trovare, per quanto possibile, chiavi interpretative che sappiano infondere un senso di condivisione e appartenenza. Per certi versi tutti i personaggi del romanzo sono degli sconfitti, uomini e donne non privi di ingegno e di cultura, abitati da passioni incontenibili, da un senso di bene comune dai propositi nobilissimi. Eppure, qualcosa di più grande nelle loro vite incrina questo assetto di idee e i protagonisti si ritrovano a rivedere posizioni e lottare su postazioni divenute quasi irriconoscibili tenendo conto proprio dei presupposti iniziali. Si è spesso portati a ritenere che certi cambiamenti siano frutto del trasformismo e della convenienza personale, al contrario Malapace riesce a far emergere la perfetta buona fede delle parti, prigioniera nell’ineluttabilità degli errori dettati dalle contingenze, nonché dalle terribili conseguenze che il contesto politico e sociale impongono. Volendo trovare un parallelismo, oggi come allora ci si chiede se sia un bene sacrificare lo Stato, inteso come entità di valori e luogo di espressione collettiva, in nome di una non identificata sopravvivenza, chiamando con la parola pace un mero esistere. Ci si chiede se sia necessario ribadire i principi di libertà e combattere fino in fondo laddove le forze individuali e plurali possono arrivare o se non sia meglio cedere sul terreno dei diritti in funzione di uno stato di relativa quiete. Sono domande urgenti che da qualche anno a questa parte hanno ritrovato dimora nelle coscienze di molti. Mai come in questi tempi avvertiamo i confini sottili di una pace che in un nonnulla si converte in resa o addirittura prostrazione. Nulla di nuovo sotto al sole, è solo che a tali dinamiche del tutto comuni nella Storia ci eravamo disabituati per via di decenni di stabilità, crescita, fiducia e prosperità farcite da considerazioni storiche fatte con il senno del poi. Questo romanzo arriva a interrogarci su questioni delicatissime, sulla necessità di dover fare scelte dure, con consapevolezza e fuori dalla retorica nazionalista, pacifista o non interventista, andando verso le ragioni che spingono gli attori politici a muoversi e che determinano le misure del campo da gioco con o senza il consenso popolare. 

Malapace non risparmia critiche alle dottrine politiche dell’epoca (i cui echi non si smarcano dall’attualità), non elude il processo di autocritica all’interno della trama in cui si muovono i personaggi: nello sfondo della vicenda si intravedono momenti dove le attuazioni delle utopie, nelle declinazioni più drammatiche, scuotono convinzioni granitiche mettendo a repentaglio valori personali, imprescindibili, e Francesca Veltri, atomizzando il proprio Io autoriale in varie creature letterarie riesce a entrare nel vivo di certi sentimenti attraverso una grande capacità di immedesimazione, strumento di cui la letteratura non dovrebbe fare a meno, in particolar modo in un’epoca in cui tutto viene polarizzato dall’esperienza personale e/o familiare, senza ricercare un senso più ampio dei contesti. In altre parole, si tratta di un romanzo che intende fare i conti con la Storia andando oltre le storie mettendo da parte la buona fede e l’appartenenza.

Termino questi spunti con un passo brevissimo, esempio di una capacità rappresentativa notevole da parte di Francesca Veltri, decisamente lucida e schietta nella narrazione, senza risultare tagliente in maniera forzata. La parte affilata di questa faccenda spetta al non detto, al silenzio, un invito a nozze per il lettore. A chi legge lascio le conclusioni.

«Immaginai Martine che usciva insieme alle SS da quella stessa porta, il cappotto sulle spalle perché all’Est avrebbe fatto freddo, un po’ curva sotto il peso della valigia, forse appena affannata, in viso la smorfia di sfida che le riusciva così bene. Mi chiesi se si fosse fermata a guardare per un attimo la donna che l’aveva venduta, prima che la portassero via.

Com’è che aveva detto a Jean-Pierre, in quel parco di Leningrado? Fammi vedere la faccia di quest’umanità per cui si fanno le rivoluzioni».

QUI l’articolo originale: https://www.exlibris20.it/malapace-di-francesca-veltri/?sfnsn=scwspmo&fbclid=IwY2xjawFdfxRleHRuA2FlbQIxMQABHURwkhV06RlA-MzFdg1jBXKG8KY0uDUV7TXKC9N6mmIJ4q46gIQ1hQnJ6w_aem_f27Wusj-KIrGYb4mYeuqTA

De Gennaro, ovvero la vicenda di un bibliofilo. Recensione su lemuseinquiete.it

De Gennaro, ovvero la vicenda di un bibliofilo. Recensione su lemuseinquiete.it

di Lorenzo Germano

Basta dire che il titolo proposto da Riccardo De Gennaro per il quarto piano (Miraggi) era la libreria, per capire a chi si rivolge questo romanzo: ai bibliofili e agli amanti della carta che non saprebbero vivere senza circondarsi di libri e di storie. Libro agile e vero divertissement per chi è capace di cogliere il gioco di sottili rimandi – ma non preoccupatevi, qualora non li individuiate tutti, nelle ultime pagine c’è un utile elenco di tutti i volumi citati -, l’ultima uscita del giornalista torinese è un duro attacco all’editoria contemporanea, per la quale il libro è divenuto merce e profitto, capace anche d’interrogare nel profondo ogni lettore sul ruolo che la letteratura riveste nella propria esistenza. Ponendo anche il dubbio che, a volte, sia meglio posare quanto si ha in mano per confrontarci con la realtà. Sempre che ci si riesca.

Mezzanotte tra gli scaffali

Protagonista è Giorgio Lanfranchi, cinquantenne mai sposato, non ha una fidanzata, non lavora e vive con gli anziani genitori, una madre succube e un padre burbero. Attanagliato dai giramenti di testa, ama la narrativa italiana dal ’67 al ’77 – come non vederci l’amore autobiografico di De Gennaro verso autori come Lucio Mastronardi, di cui ha curato una biografia e a cui il titolo è omaggio al tentato suicidio dal balcone del proprio appartamento

— e suole recarsi nella libreria sotto casa che, due giorni la settimana, apre fino a mezzanotte. Il romanzo prende avvio dalla magra cena da cui, irritato, Giorgio scappa e si rifugia per una sera nel suo luogo preferito. Una vicenda che seguiamo quasi in presa diretta, tanto il tempo di lettura si avvicina a quello delle vicissitudini surreali e divertenti tra gli scaffali. Ed è qui che si mostra ancora una volta il raffinato mondo narrativo dello scrittore torinese, che porta avanti un’opera compatta, tutta giocata in poche ore e personaggi.

L’industria della letteratura

L’ironia tagliente verso l’industria letteraria si perpetra in primis attraverso i personaggi. I commessi della libreria sono descritti come antipatici, ignoranti e digiuni di libri. Lo è la responsabile, che «avrebbe potuto lavorare come impiegata del catasto, nelle retrovie di un qualsivoglia ufficio» (p.46), e soprattutto Renzo, doppio di Giorgio, in quanto figlio unico che vive con i genitori e ha superato la soglia dei cinquant’anni, ma che si rivela un inetto totale nel mestiere di libraio. Contro di lui si scaglierà la foga del protagonista, picchiandolo e relegandolo in uno scantinato, e contro quei libri stupidi che, per una mera divisione alfabetica, finiscono vicini a veri capolavori: per loro andrebbero inseriti cartoncini divisori, è una delle proposte di Giorgio.

In questa discesa agli inferi tra personale squalificato e spreco di carta per volumi inutili, due sono le figure salvifiche, entrambe alla cassa o in giro per il locale: Maria, commessa che scrive romanzi, e Laura, ragazza di cui il protagonista era innamorato tra i banchi di scuola e che rivede dopo trentasei anni. Quest’ultimo incontro, forse onirico, anticipa un finale che sovverte l’ordine della trama e rivela la vera essenza del volume, ma di cui preferisco non fare spoiler.

QUI l’articolo originale: https://lemuseinquiete.it/de-gennaro-ovvero-la-vicenda-di-un-bibliofilo/

Il varesino Lory Muratti e Andy, ex Bluvertigo, insieme con un libro e un 45 giri

Il varesino Lory Muratti e Andy, ex Bluvertigo, insieme con un libro e un 45 giri

In libreria, in radio e disponibile in digitale “L’ora delle distanze”, il romanzo edito da Miraggi Edizioni e l’omonimo singolo.

di Adelia Brigo


Lory Muratti & Andy (Bluvertigo)
 tornano insieme con un libro e un 45 giri. Muratti è un musicista e scrittore varesino che torna con un nuovo progetto, accompagnato dal musicista e cantante italiano, fondatore insieme a Morgan del gruppo musicale dei Bluvertigo.

Un libro scritto da Lory Muratti, ispirato e illustrato dai quadri visionari di Andy dei Bluvertigoche è anche un disco: un 45 giri (disponibile da Ottobre su vinile colorato) anticipato dal primo omonimo singolo.

Il testo del singolo “L’ora delle distanze” e il forte messaggio sociale in esso racchiuso prende vita dalle pagine del libro e in particolare dall’apertura della narrazione che ci svela la lotta quotidiana di un uomo che non vuole arrendersi all’incessante deriva di un mondo che ha perso la rotta e dimenticato l’importanza dei sogni. Un avvincente racconto ambientato dentro un mondo fatto di personaggi post-punk, glamour e rock’n’roll, coloratissimi, irriverenti e imprevedibili.

Un’opera inconsueta e coraggiosa che nasce dal riconoscersi e ritrovarsi dentro un immaginario che Lory Muratti e Andy hanno a lungo condiviso fino a trovare il momento adatto per dare voce a un comune sentire da cui nasce quest’opera realizzata a quattro mani.

“L’importanza di saper unire le forze – dichiara Andy – col passare del tempo acquista un valore prezioso. Il viaggio lisergico all’interno dei miei dipinti, scritto in un libro illustrato, accompagnato dalla musica ispirata e condivisa è un sogno che dopo tanti anni prende forma. Ringrazio Lory e i nostri complici per averci creduto. È un documento sincero di due sognatori.”

“La complicità ha varie forme – dichiara Muratti – ma quella che si manifesta attraverso la voglia di lasciarsi coinvolgere dal lavoro di chi ci viaggia accanto è in grado di creare mondi. Andy vede cose che vanno oltre ciò che appare allo sguardo. Per questo ho voluto cadere dentro quel suo universo facendolo diventare anche il mio e scoprire così assieme una nuova strada da percorrere e il senso profondo di quello che siamo.” Un progetto che si appresta a diventare anche un evento live in equilibrio tra concerto, teatro, installazione e Dj Set. Un’esperienza multimediale pensata per coinvolgere più sensi e per essere vissuta in profondità.

QUI l’articolo originale: https://www.varesenews.it/2024/09/il-varesino-lory-muratti-e-andy-ex-bluvertigo-insieme-con-un-libro-e-un-45-giri/2030415/

«L’ora delle Distanze su radiocoop.it

«L’ora delle Distanze su radiocoop.it

di Antonio Bacciocchi

LORY MURATTI & ANDY BLUVERTIGO tornano assieme sulle scene con un libro illustrato e un 45 giri che compongono un progetto fuori dagli schemi, nato dalla voglia di“immaginare un presente dove i sogni e il colore resistono contro una realtà sempre più corrotta e in bianco e nero”. 

“L’ora delle distanze” è un viaggio psychofantasy, dark e pop al contempo in cui musica, letteratura e pittura si fondono. Un libro scritto da Lory Muratti, ispirato e illustrato dai quadri visionari di Andy che è anche un disco: un 45 giri (disponibile da Ottobre su vinile colorato) anticipato dal primo omonimo singolo.

Il testo del brano è direttamente estrapolato dalle pagine del libro e riecheggia nelle immagini del videoclip diretto da Lory Muratti e girato a San Diego. È lì che i due artisti hanno voluto raccogliere un documento visivo che racconta di una nuova, dilagante indigenza. Come loro stessi raccontano:

Ci siamo mossi fra strade che hanno smarrito i colori e si sono riempite di persone che non hanno più nulla. Lì abbiamo immaginato una realtà parallela, un mondo surreale dove soffia un vento pieno di nuova speranza”.

Partendo da qui, Muratti e Andy si sono messi idealmente in viaggio verso “Le distanze”, luogo-non luogo in cui si svolge la storia che hanno raccontato, con parole, musica e visioni,tra le pagine del libro e nel singolo che ne accompagna l’uscita.

Prende così vita un avvincente racconto ambientato in una “contro-realtà” fatta di personaggi post-punk, glamour e rock’n’roll, coloratissimi, irriverenti e imprevedibili. Un’opera inconsueta nata dentro un immaginario che i due hanno a lungo condiviso fino a trovare il momento adatto per dare voce a un comune sentire.

Un progetto che si appresta a diventare anche un evento live in equilibrio tra concerto, teatro, installazione e Dj set. Un’esperienza multimediale pensata per coinvolgere più sensi e per essere vissuta in profondità.

Lory Muratti è scrittore, musicista, regista, attore e dj. Nel 2005 pubblica il romanzo d’esordio “Valido per due” a cui fa seguito il libro+disco “Hotel Lamemoria” (2007) entrambi editi sotto lo pseudonimo “Tibe”. Musica e narrativa continuano a incontrarsi nelle sue opere con i successivi “Scintilla” (2013), “Lettere da Altrove” (2020) e “Torno per dirvi tutto (2022). Sul fronte visivo si occupa di video-arte e videoclip musicali. Le sue installazioni come sound designer lo hanno portato fino a “Luminale Frankfurt 2010” e “Biennale di Venezia 2011”. Sviluppa i suoi progetti all’interno del laboratorio creativo e casa di produzione “the house of love” che dirige in un ex ricovero barche affacciato sulle sponde del Lago di Monate.

Andy è musicista, pittore, dj e produttore. Nei primi anni ’90 fonda con Morgan i “Bluvertigo” con i quali pubblica tre album, un disco live (MTV Storytellers) e una raccolta di successi conquistando un “MTV Music Awards” e rendendosi protagonista di numerosi tour, cinque partecipazioni al Festival di Sanremo e altrettante al concerto del Primo Maggio

Opinionista televisivo, dj nei club e nei festival di tutta Italia, produttore di band emergenti, è da sempre attratto dalle arti figurative. L’originale rappresentazione della contemporaneità attraverso l’uso del colore fluorescente, centro vitale della sua diversificata produzione artistica, gli ha consentito di raggiungere un successo internazionale valendogli collaborazioni con marchi quali Coveri, Carlsberg, Iceberg, Redbull, Fiat, Huawei e molti altri.

QUI l’articolo originale: https://www.radiocoop.it/lory-muratti-andy-bluvertigo-lora-delle-distanze/

LORY MURATTI & ANDY “BLUVERTIGO”: fuori un nuovo libro e singolo

LORY MURATTI & ANDY “BLUVERTIGO”: fuori un nuovo libro e singolo

Segnalazione su www.switchonmusic.it

Da martedì 17 settembre, sarà in libreria, in radio e disponibile in digitale “L’ORA DELLE DISTANZE”, il romanzo edito da Miraggi Edizioni e l’omonimo singolo, pubblicato da Riff Records.

Lory Muratti Andy si incontrano in un progetto fuori dagli schemi “per immaginare un presente dove i sogni e il colore resistono contro una realtà sempre più corrotta e in bianco e nero”. 

L’ora delle distanze è un viaggio psychofantasy, dark e pop al contempo in cui musica, letteratura e pittura si fondono. Un libro scritto da Lory Muratti, ispirato e illustrato dai quadri visionari di Andy dei Bluvertigo che è anche un disco: un 45 giri anticipato dal primo omonimo singolo.

Il testo del singolo “L’ora delle distanze” e il forte messaggio sociale in esso racchiuso prende vita dalle pagine del libro e in particolare dall’apertura della narrazione che ci svela la lotta quotidiana di un uomo che non vuole arrendersi all’incessante deriva di un mondo che ha perso la rotta e dimenticato l’importanza dei sogni. Un avvincente racconto ambientato dentro un mondo fatto di personaggi post-punk, glamour e rock’n’roll, coloratissimi, irriverenti e imprevedibili.

Un’opera inconsueta e coraggiosa che nasce dal riconoscersi e ritrovarsi dentro un immaginario che Lory Muratti e Andy hanno a lungo condiviso fino a trovare il momento adatto per dare voce a un comune sentire da cui nasce quest’opera realizzata a quattro mani.

“L’importanza di saper unire le forze – dichiara Andy – col passare del tempo acquista un valore prezioso. Il viaggio lisergico all’interno dei miei dipinti, scritto in un libro illustrato, accompagnato dalla musica ispirata e condivisa è un sogno che dopo tanti anni prende forma. Ringrazio Lory e i nostri complici per averci creduto. È un documento sincero di due sognatori.”

“La complicità ha varie forme – dichiara Muratti – ma quella che si manifesta attraverso la voglia di lasciarsi coinvolgere dal lavoro di chi ci viaggia accanto è in grado di creare mondi. Andy vede cose che vanno oltre ciò che appare allo sguardo. Per questo ho voluto cadere dentro quel suo universo facendolo diventare anche il mio e scoprire così assieme una nuova strada da percorrere e il senso profondo di quello che siamo.”

Un progetto che si appresta a diventare anche un evento live in equilibrio tra concerto, teatro, installazione e Dj Set. Un’esperienza multimediale pensata per coinvolgere più sensi e per essere vissuta in profondità.

Lory Muratti è scrittore, musicista, regista, attore e dj. Nel 2005 pubblica il romanzo d’esordio “Valido per due” a cui fa seguito il libro+disco “Hotel Lamemoria” entrambi editi sotto lo pseudonimo “Tibe”. Musica e narrativa continuano a incontrarsi nelle sue opere con i successivi “Scintilla”, “Lettere da Altrove” e “Torno per dirvi tutto”. Sul fronte visivo si occupa di video-arte e videoclip musicali. Le sue installazioni come sound designer lo hanno portato fino a “Luminale Frankfurt 2010” e “Biennale di Venezia 2011”. Sviluppa i suoi progetti all’interno del laboratorio creativo e casa di produzione “the house of love” che dirige in un ex ricovero barche affacciato sulle sponde del Lago di Monate.

Andy è musicista, pittore, dj e produttore. Nei primi anni 90 fonda con Morgan i “Bluvertigo” con i quali pubblica tre album, un disco live e una raccolta di successi conquistando un “MTV Music Awards” e rendendosi protagonista di numerosi tour, cinque partecipazioni al Festival di Sanremo e altrettante al concerto del Primo Maggio. 

Opinionista televisivo, dj nei club e nei festival di tutta Italia, produttore di band emergenti, è da sempre attratto dalle arti figurative. L’originale rappresentazione della contemporaneità attraverso l’uso del colore fluorescente, centro vitale della sua diversificata produzione artistica, gli ha consentito di raggiungere un successo internazionale valendogli collaborazioni con marchi quali Coveri, Carlsberg, Iceberg, Redbull, Fiat, Huawei e molti altri.

LORY MURATTI & ANDY “BLUVERTIGO”TORNANO ASSIEME SULLE SCENE CON UN 45 GIRI E UN LIBRO

LORY MURATTI & ANDY “BLUVERTIGO”TORNANO ASSIEME SULLE SCENE CON UN 45 GIRI E UN LIBRO

www.emozionienozioni.it

LORY MURATTI & ANDY “BLUVERTIGO”
TORNANO ASSIEME SULLE SCENE CON UN 45 GIRI E UN LIBRO

IN RADIO E IN DIGITALE
“L’ORA DELLE DISTANZE”

IL SINGOLO SCRITTO A QUATTRO MANI 
ISPIRATO ALL’OMONIMO ROMANZO

Sarà in radio e disponibile in digitale “L’ORA DELLE DISTANZE”, il singolo (Riff Records / the house of love) che accompagna la pubblicazione dell’omonimo romanzo (Miraggi Edizioni).
Lory Muratti & Andy si incontrano in un progetto fuori dagli schemi “per immaginare un presente dove i sogni e il colore resistono contro una realtà sempre più corrotta e in bianco e nero”.

L’ora delle distanze è un viaggio psychofantasy, dark e pop al contempo in cui musica, letteratura e pittura si fondono. Un libro scritto da Lory Muratti, ispirato e illustrato dai quadri visionari di Andy dei Bluvertigo che è anche un disco: un 45 giri (disponibile dal 4 Ottobre su vinile colorato) anticipato dal primo omonimo singolo.

Il testo del singolo “L’ora delle distanze” e il forte messaggio in esso racchiuso prende vita dalle pagine del libro e in particolare dall’apertura della narrazione che ci svela la lotta quotidiana di chi non vuole arrendersi all’incessante deriva di un mondo che, avendo dimenticato l’importanza dei sogni, ha perso ogni colore. Un avvincente racconto ambientato dentro una realtà parallela fatta di personaggi post-punk, glamour e rock’n’roll, coloratissimi, irriverenti e imprevedibili.

Un’opera inconsueta e coraggiosa che nasce dal riconoscersi e ritrovarsi dentro un immaginario che Lory Muratti e Andy hanno a lungo condiviso fino a trovare il momento adatto per dare voce a un comune sentire da cui nasce quest’opera realizzata a quattro mani.

“L’importanza di saper unire le forze – dichiara Andy – col passare del tempo acquista un valore prezioso. Il viaggio lisergico all’interno dei miei dipinti, scritto in un libro illustrato, accompagnato dalla musica ispirata e condivisa è un sogno che dopo tanti anni prende forma. Ringrazio Lory e i nostri complici per averci creduto. È un documento sincero di due sognatori.”

“La complicità ha varie forme – dichiara Muratti – ma quella che si manifesta attraverso la voglia di lasciarsi stupire e coinvolgere dal lavoro di chi ci viaggia accanto è in grado di creare mondi. Andy vede cose che vanno oltre ciò che appare allo sguardo. Per questo ho voluto cadere dentro quel suo universo facendolo diventare anche il mio e scoprire così assieme una nuova strada da percorrere e il senso profondo di quello che siamo.”

Un progetto che si appresta a diventare anche un evento live in equilibrio tra concerto, teatro, installazione e Dj set. Un’esperienza multimediale pensata per coinvolgere più sensi e per essere vissuta in profondità.

Lory Muratti è scrittore, musicista, regista, attore e dj. Sul fronte visivo si occupa di video-arte e videoclip musicali. Le sue installazioni come sound designer lo hanno portato fino a “Luminale Frankfurt 2010” e “Biennale di Venezia 2011”. Sviluppa i suoi progetti all’interno del laboratorio creativo e casa di produzione “the house of love”

Andy è musicista, pittore, dj e produttore. Nei primi anni ’90 fonda con Morgan i “Bluvertigo” con i quali pubblica tre album, un disco live (MTV Storytellers) e una raccolta di successi conquistando un “MTV Music Awards” e rendendosi protagonista di numerosi tour, cinque partecipazioni al Festival di Sanremo e altrettante al concerto del Primo Maggio. L’originale rappresentazione della contemporaneità attraverso l’uso del colore fluorescente, centro vitale della sua diversificata produzione artistica, gli ha consentito di raggiungere un successo internazionale.

Andy Fluon, Lory Muratti e “L’ora delle distanze”: musica, colori e letteratura nel nuovo progetto

Andy Fluon, Lory Muratti e “L’ora delle distanze”: musica, colori e letteratura nel nuovo progetto

Andy e Lory Muratti mandano alle stampe e sulle piattaforme musicali un nuovo progetto: musica, colori e letteratura nella novità “L’ora delle distanze”.

Serve un po’ di colore. No. Ne serve tanto. Ne occorre per tornare a riempire le vite che – è stato il lockdown? È il segno dei tempi? – sembra scomparso dalla vita di troppi. E le ricadute si vedono, si sentono, si leggono nelle cronache di tutti i giorni.
Un mondo che Andy Fluon e Lory Muratti hanno interpretato in un singolo e in un libro in forma narrativa e in musica: è “L’ora delle distanze”. Che parte da un punto fermo, che è un manifesto programmatico: il video in bianco e nero che accompagna il brano a quattro mani in cui “qui nella controcorrente ci sentiamo gli stessi di prima, ma ci sentiamo danneggiati”, perché quello che è successo nella piccola, enorme era covid è scavare uno sprofondo tra sé e gli altri, ma anche tra sé e la relazione con se stessi. Il singolo è nelle radio e disponibile in digitale da martedì 17 settembre. Dal 4 ottobre diventa anche un 45 giri su vinile colorato, ovviamente.

Andy Fluon, Lory Muratti e “L’ora delle distanze”: ricostruire una relazione che è colore

Serve allora altro, dicono Andy e Muratti, occorre ricostruire una relazione che è colore. Quello che racconta la sinossi del romanzo che affianca il singolo, editore Miraggi: “Il Pusher del Colore è prigioniero di un cerchio rituale: di giorno, come sotto un incantesimo, è costretto a seguire le indicazioni di una misteriosa donna che esiste solo al telefono, per conto della quale spaccia dosi di emozioni acriliche agli abitanti disorientati e anestetizzati di un mondo in bianco & nero”.

Andy Fluon, Lory Muratti e “L’ora delle distanze”: il romanzo

Chi conosce Andy sa che il suo universo artistico si annida lì dentro: i colori esplosi, l’impronta figlia degli anni Ottanta e attualizzata di tempo in tempo, l’apparenza che non è mai fine a se stessa, ma un modo per esserci, collettivamente – con una sensibilità sociale che il cofondatore dei Bluvertigo ha sempre ribadito, in musica e non solo.
Di notte si rifugia nel suo laboratorio alle porte di una grande città – si legge ancora nella sintesi del romanzo di 118 pagine – per sottoporsi a una trasfusione di colore che lo porterà a viaggiare dentro le sue stesse opere. Un rito iniziatico grazie al quale torna a essere Fluon, pittore lisergico, autore delle creature che popolano la dimensione delle distanze. In una notte senza fine, tra il Killer del Phon, la Regina, l’Uomo dell’Interludio, il Violinista Appeso e un’infinita schiera di icone e personaggi surreali dovrà risolvere il mistero che lui stesso ha creato per poter ritrovare la strada del ritorno”. 

Le pagine seguono il ritmo della storia e allo stesso tempo si riempiono delle illustrazioni del monzese, ma hanno una spalla musicalmente narrativa nel singolo, fratello inequivocabile del testo con la complicità di Lory Muratti. “L’ora delle distanze” è uscito martedì (Riff Records / the house of love) e risponde all’esigenza di “immaginare un presente dove i sogni e il colore resistono contro una realtà sempre più corrotta e in bianco e nero”.

Andy Fluon, Lory Muratti e “L’ora delle distanze” progetto “psychofantasy, dark e pop”

Psychofantasy, dark e pop sono le categorie utilizzate per descrivere il progetto: sono vere tutte e allo stesso tempo non bastano per descrivere un prodotto maturo che affonda le radici nello stretto presente (la pandemia) ma riesce a farne canone di un sintomo più ampio del contesto sociale in cui forse – dicono gli autori – la rinuncia ai sogni (il colore) si traduce in arrendevolezza, qualche volta rabbia, disagio, incapacità di un qualsiasi slancio vero l’immaginazione e quindi verso un altro mondo di interpretare la vita, che si traducono in un bianco e nero senza alibi, crudo e schietto, come i volti degli autori che passano sullo schermo.
Un progetto, scrivono, che si appresta a diventare anche un evento live in equilibrio tra concerto, teatro, installazione e Dj set: “Un’esperienza multimediale pensata per coinvolgere più sensi e per essere vissuta in profondità”.

QUI l’articolo originale: https://www.ilcittadinomb.it/news/cultura-e-tempo-libero/andy-fluon-e-lory-muratti-ora-delle-distanze-musica-colori-e-letteratura-nel-nuovo-progetto/

Intervista Lory Muratti e Andy dei Bluvertigo, un libro e un 45 giri. Su «Rockol»

Intervista Lory Muratti e Andy dei Bluvertigo, un libro e un 45 giri. Su «Rockol»

di Franco Zanetti

Lory Muratti, musicista e scrittore, e Andy dei Bluvertigo, musicista e pittore, firmano una singolare collaborazione che si concretizza nella pubblicazione di un nuovo romanzo di Muratti ispirato alle opere visive di Andy accompagnato da due brani realizzati in coppia: “L’ora delle distanze” è il titolo di uno dei due brani e del romanzo (l’altra canzone è “La caduta”).
Abbiamo incontrato Muratti e Andy per una conversazione in cui raccontano il loro progetto congiunto: qui di seguito il video.

QUI l’articolo originale: https://www.rockol.it/news-746710/lory-muratti-e-andy-dei-bluvertigo-un-libro-e-un-45-giri-video

Storie da una Milano di emarginati e freak, «Il cimitero delle macchine» di La Chiusa sul «manifesto»

Storie da una Milano di emarginati e freak, «Il cimitero delle macchine» di La Chiusa sul «manifesto»

di Stefano Zangrando

Quando cinque anni fa Sergio La Chiusa, palermitano d’origine e milanese d’adozione, fu finalista al Premio Calvino e premiato con la Menzione Speciale Treccani per il romanzo I Pellicani, poi pubblicato da Miraggi, ci fu chi ne salutò l’eterodossia rispetto alle forme narrative dominanti. Ispirato a maestri della letteratura umoristica come Gombrowicz e Beckett, quell’esordio in prosa di un ex-poeta attestava in effetti doti stilistiche non comuni, un senso pronunciato dell’assurdo e la capacità di osare senza manierismi il richiamo a certi capisaldi del modernismo letterario. Oggi sappiamo che quel libro fu scritto tra una fase e l’altra del lavoro quasi ventennale a un’opera più ampia, ora proposta con altrettanto coraggio dallo stesso editore torinese: Ilcimiterodellemacchine(Miraggi, pp. 400, euro 26) è un romanzo – mondo esaltante e benefico, perché dimostra come l’arte nata con Rabelais e Cervantes possa ancora esercitarsi in piena libertà.

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ILBELLO è che fa ridere e non spaventa: il protagonista si chiama Ulisse Orsini, la sua peregrinazione estiva nella «città delle opere» (o «della moda e degli eventi») ammicca tanto all’antenato joyciano quanto al progenitore acheo di entrambi, la rete intertestuale è fitta e sfacciata nel chiamare in causa altre pietre miliari della cultura occidentale, letterarie quanto figurative o spirituali, eppure il romanzo non pecca né di grandeur né di epigonismo. Alto e basso vi si amalgamano anzi con una tale divertita disinvoltura da non lasciare dubbi sulle intenzioni dell’autore: abbordare ogni stortura del nostro presente con un mezzo più duttile possibile, sia linguisticamente sia nella composizione, e farlo attraverso un protagonista sfigato per bene, ma privo di una dimensione tragica. Orsini è infatti un quarantenne senza più lavoro, trascurato e depresso di conseguenza, indebitato quanto basta, che vive da solo fra condòmini più o meno molesti e da uno di questi si lascia avviare alla prima tappa del suo smarrimento: nel palazzo fatiscente dove ha sede l’ambulatorio del dottor Klammermann, kafkiano per nome e imperscrutabilità.

È solo l’inizio, ma già qui il narratore s’immischia parlando per sé e il proprio personaggio alla prima persona plurale, con il disincanto di chi sa quando rompere la finzione perché sa anche come ripristinarla, per poi di stazione in stazione concedersi divagazioni, accumuli, proliferazioni a latere che illuminano direttamente aspetti del reale. Il quale per il resto è qui trasfigurato in un cosmo metropolitano ad alto tasso immaginifico, non importa se si tratta di un artista mancato fattosi prete o di una venere dell’immondizia, di un bordello o di un reparto geriatrico: sempre le vicende di Orsini attraversano luoghi e s’imbattono in esseri di sorprendente vividezza e icasticità, e la sorte bislacca e inconcludente che sembra perseguitarlo nella prima parte è solo la premessa della sua avventura centrale – poiché a un eroe dei nostri tempi può toccare, nel migliore dei casi, di finire in una discarica.

È QUESTO IL CIMITERO delle macchine: lo scenario alla periferia di una Milano mai nominata ma ben riconoscibile dove convergono gli estromessi di un sistema votato alla catastrofe. Ci sono i giovani incendiari, che dibattono puerilmente da posizioni ideologiche complementari ma inconciliabili, le antispeciste che indossano la mascherina per non ingerire i moscerini, gli imbrattamuri infoiati, il palestinese in crisi post-traumatica e la

naturista gravida. Ma soprattutto c’è Lazzaro Lanza, guru del «Movimento per la sopravvivenza dell’umanità» nonché imbianchino con l’Ape, capace di affondi profetici sull’oggi come di dialoghi notturni con Lao Tzu e altri «intellettuali insonni», e parente figurale sì di Gesù, giacché toccherà anche a lui una via crucis sui generis con annessa ascensione, ma anche del Franchino di Fantozzi, con pari dignità.

Non è tuttavia tra i rifiuti e gli scarti del capitale che finirà la deriva di Ulisse Orsini, né a Lanza basterà teorizzare ai margini, intenzionato com’è a conquistare il centro urbano con un nutrito seguito di diseredati inneggianti alla rivoluzione. Il trionfo pseudo-apocalittico in cui tutto culmina, prima del congedo di un Orsini sfrattato e spogliato, si sdoppia: ora in due varianti opposte e soltanto sognate di un diluvio che sommerge la città, ora in un ingresso cristico nella medesima che, quando non finisce a manganellate, è la farsa di un anzianotto accolto con ogni onore dalle autorità. Smarrito pure lui, non fosse per un’irresistibile ostia al cioccolato.

QUI l’articolo originale: https://ilmanifesto.it/archivio?autore=Stefano%20Zangrando