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La trama

Aognuno di noi può capitare di parlare con un oggetto, una pianta o un animale. Giovanni Spartivento, dopo aver perduto in pochi giorni lavoro e fidanzata, liquida lo psichiatra dal quale era in cura e, rimasto solo con la sua ossessione per le donne e la consolazione della marijuana, adotta come confidente un omino della Lego: «Un piccolo aggiustatutto con la tuta e il cappello blu; una via di mezzo tra un idraulico e un operaio, dall’espressione seria ma bonaria». Insieme, intraprendono un viaggio che da Torino li porterà prima ad Amsterdam e poi, in seguito alla notizia dell’omicidio di un’ex compagna di scuola, a Bisenti, paese natale di Giovanni. Bisenti è però anche il paese di origine di Ponzio Pilato… e non sempre le questioni si risolvono lavandosene le mani.

La stanza è vuota, nessuna traccia di vita in quei ventotto metri quadri che ti sembrano una scatola. Ti senti carne avariata in una confezione di plastica: l’atmosfera protettiva ha finito il suo effetto e ti manca l’aria; cominci a marcire e ne senti la puzza ovunque. Sei seduto a terra, nudo, davanti a uno specchio spietato che riflette un’immagine che non riconosci. Siete due statue identiche che stanno per prendersi a cazzotti dopo anni di guerra fredda. Quelle parole ti hanno toccato nel profondo e hai deciso che devi dare una svolta alla tua vita. Serve un taglio netto a tutto senza nessuna pietà, nessuna speranza e nessuna alternativa. Siete solo tu, la lampadina appesa a un cavo che penzola dal soffitto, la bottiglia di un whisky a basso costo e lo specchio. Quel maledetto vetro a cui vorresti dare un pugno e romperlo. Ma hai paura, è questa la verità, nuda come te. Pensi che sarà doloroso, ma fa male anche guardarci dentro e fissare la tua immagine come se aspettassi che sia lei a parlare per prima. Sai bene che non ti darà nessuna risposta e l’unica consolazione è che non farà domande.

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