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Una baraccopoli in fiamme.

L’odio perde la consistenza oleosa di un pensiero e diventa azione.

Distruggere, annientare perchè

“nostre le strade

nostri i confini

nostri i cieli

sopra gli aquiloni.”

La cronaca diventa poesia e sfuma il nostro senso di impotenza di fronte ad una dilagante paura della diversità.

L’altro, il nemico anche se ha le sembianze di una bambina.

Giovanissima innocente su un letto di ospedale mentre i gemiti si alzano in cielo come preghiere.

“Uno di noi”, pubblicato da Miraggi Editore, fa percepire il pregiudizio, lo esaspera, lo scompone in frasi fatte.

Descrive il nostro tempo feroce dove nessuno si salva.

Daniele Zito ci invita ad ascoltare i colpevoli, gli indifferenti, le vittime.

“Giustizia sociale, Identità, Orgoglio nazionale” tornano come un ritornello stonato, mostrando il volto turpe di una società che non conosce più la compassione.

Il ritmo sincopato crea dei vuoti necessari, bisogna fermarsi, riflettere, accostarsi al testo senza perdere nemmeno una parola.

Il coro costruisce l’attesa, invoca la speranza di un cambiamento.

Il pentimento riuscirà a scavare le radici profonde di tanto insensato patriottismo?

Il rimorso sarà cammino verso la redenzione?

Si spengono le luci, resta un corpo che finalmente può osservare le stelle e un padre che di fronte alla morte si ostina a cercare le ragioni di tanto rancore.

“Con voce roca e fiato corto

Il tempo del sacro si fa strada

Lungo i nostri rosari

Seme dopo seme

Salmo dopo salmo

Espiazione dopo espiazione.”

QUI L’ARTICOLO ORIGINALE: